«… dite
al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa
mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore
una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». Il
racconto di Marco (14, 12-16) ci introduce in una grande sala, al piano superiore
della casa di un amico del Signore, nella quale accadono gli ultimi momenti
della vita di Gesù e i primi della vita della Chiesa.
Chi è stato a Gerusalemme ha visto il
cenacolo, racchiuso in un complesso di antiche costruzioni sulla rocca di
Sion. Una sala vuota, silenziosa, con colonne e archi gotici del XII secolo, la
mihsab – la nicchia che indica la
direzione della Mecca, a testimonianza della trasformazione in moschea –, una
scala che conduce a un ripostiglio, un’altra nella sala della discesa dello
Spirito Santo, un baldacchino di marmo sospeso sulle scale che scendono sulla
via d’uscita. Come non ricordare, in quella nudità, lo sgomento di Paolo VI
quando vi entrò, durante l’indimenticabile viaggio in Terra Santa? Volgeva lo
sguardo attorno, in silenzio, senza poter innalzare una preghiera.
Cosa rimane degli eventi lì accaduti 2000
anni fa che hanno cambiato la storia del mondo? L’unico segno cristiano è
il pellicano scolpito su una colonna del baldacchino di marmo, a ricordare che
Gesù ha squarciato il petto per darci il suo sangue. “Pellicano misericordioso,
Gesù Signore – cantava Tommaso d’Aquino nell’Adoro te devote – / purifica me impuro con il tuo sangue, / del
quale una sola goccia può / salvare il mondo intero da ogni peccato”.
In questi
giorni, come tutti i cristiani, mi sto
preparando a visitare il cenacolo.
Quello
nel quale entreremo non sarà all’edificio una volta vicino alla porta di Sion a
Gerusalemme. Quella casa e quella stanza sono sparite per sempre. La sala a
volte edificata dai Crociati è solo il monumento a quella nella quale Gesù cenò
con i suoi prima di morire. Entreremo piuttosto nel cenacolo che Vangeli e Atti
degli Apostoli ci hanno consegnato e che nessuna distruzione potrà annientare.
Possiamo
anche noi, con i Dodici, salire alla grande sala al piano superiore, sederci a
mensa con il Signore, entrare in comunione con lui, rivivere i momenti più
intensi della nostra redenzione. Vi vedremo apparire il Risorto. Con Maria e la
comunità dei discepoli attenderemo unanimi in preghiera la venuta dello
Spirito, fino a quando scenderà il suo fuoco.
Non è
soltanto un desiderio, un sogno: quanto avvenne in quella sala è la realtà della
nostra vita cristiana, che si attualizza nei secoli, di generazione in
generazione, fino a quando sederemo a mensa in Paradiso e berremo il vino nuovo
tenuto in serbo per noi.
Se qualcuno
vuol venire con me, nei prossimi giorni saliremo piano piano al piano superiore…
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