Dopo la settimana di ritiro con i carmelitani sono
tornato a Roma e mi sono concesso una passeggiata nel quartiere del Testaccio,
ricostruito agli inizi del 1900: il “monte dei cocci”, la collina edificata dai
romani con i cocci delle anfore del porto; gli antichi ruderi romani; il mattatoio,
costruzioni di un’estensione inimmaginabile che il comune ha cercato, con poca fortuna, di recuperare
per esposizioni e attività giovanili; i mercatini improvvisati; i silenziosi spazi attorno ai cimiteri
inglesi; le piazze alberate…
La giornata di sole, dopo tanta pioggia e freddo, ha
portato tutti fuori casa e ogni angolo si popola di bambini che giocano, famiglie
che passeggiano, vecchi che chiacchierano sulle panchine. Qualcuno ha ancora i rami di ulivo in mano!
La città non si riconosce. C'è un'incredibile aria di festa.
Basta un raggio di sole perché tutto si ravvivi.
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