«Chi ha affermato che
la poesia e la possibilità di Dio si sono interrotte con Auschwitz pone
questioni molto serie, che hanno segnato intensamente il dibattito filosofico e
teologico della seconda metà del XX secolo. In effetti, entro un determinato
ambito di comprensione è stato il suo collasso. Ciò che Etty intuì in maniera
folgorante è che l’esperienza di quell’inferno storico richiede la necessità di
una nuova grammatica. “Devo trovare un linguaggio nuovo”, scrisse. E l’ha
trovato».
Mi hanno compito queste parole che ho trovato in una conferenza data di questi giorni all’Università del Laterano.
E oggi, in questo cambiamento d’epoca, non si dovrà trovare un linguaggio
nuovo?
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