Il
26 dicembre 1972, in un incidente di strada, moriva nel Laos p. Antonio Zanoni.
Aveva 41 anni. Ha lasciato una testimonianza straordinaria della sua missione
nel libro Piste senza ritorno. Vent’anni tra i Hmong del Laos, Roma,
1970, 228 pp.
Perché
è partito missionario per il Laos? Lo racconta lui stesso nelle lettere al
Superiore generale, quando, al termine della sua prima formazione, gli scrive
per chiedere la sua prima destinazione, “la prima obbedienza”, come la chiamano
gli Oblati. Gli scrive tre volte per narrare la storia della sua vocazione e le
motivazioni che gli fanno chiedere di andare in missione nel Laos. Dello stesso
periodo abbiamo due lettere indirizzate a p. Drouart, Assistente generale,
incaricato dell’Asia.
Già
da queste poche lettere appare chiara l’origine della sua vocazione: nel
seminario di don Calabria, a Verona, avverte la chiamata alla missione. Giunge p.
Gaetano Liuzzo che gli rende concreto l’ideale missionario: gli Oblati di Maria
Immacolata. Con la benedizione di don Calabria, poi proclamato santo, il
giovane Antonio va al noviziato. Allo scolasticato passa p. Drouart e la sua
testimonianza lo aiuta a focalizzare ulteriormente l’ideale missionario: il
Laos.
«Ero
ancora ragazzo – scrive al superiore generale – e già pensavo alle missioni.
Dopo le prime tre classi del ginnasio sono entrato in un seminario per
vocazioni povere a Verona [Opera Don Calabria] e li probabilmente sarei
rimasto. Avrei avuto modo di svolgere qualsiasi genere di apostolato in Italia,
ma mancavano le missioni estere e questo per me era essenziale. Ho conosciuto
gli Oblati di Maria Immacolata per mezzo della propaganda di P. Liuzzo. Avrei
potuto così realizzare il mio ideale: avevo trovata una Congregazione dedicata
all’Immacolata e missionaria».
E
a p. Drouart: «La vocazione per le missioni estere è nata in me con la
vocazione al Sacerdozio ed essa mi ha spinto ad entrare, quando già avevo 21
anni fra gli Oblati di Maria Immacolata... Non mi faccio illusioni sulla vita
che deve condurre un missionario laggiù nel Laos. Uno dei motivi che mi ha
indotto a scegliere quella missione a preferenza di un'altra, è la scarsezza di
Padri. Mi son chiesto se non è questo un invito di Gesù alla generosità. Dal
momento che la mia vita è continuamente nelle mani di Dio
non vale forse la pena di sacrificarla completamente all’amore suo? Son certo
che se Egli mi vuole laggiù mi darà pure la forza per compiere il mio dovere
specialmente se esso comporta sacrifici non comuni come la vita missionaria nel
Laos... Penso spesso al Laos e forse ci penso troppo, ma d’altra parte l’ideale
missionario è quanto ho di più caro al mondo».
Sono
passati 51 anni dalla sua morte... e parla ancora!
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