Il cammino dei due
discepoli verso Emmaus il giorno di Pasqua è la parabola di ogni viaggio. Gesù
non “appare” in mezzo a loro. Il Vangelo dice che “stette” in mezzo a loro. Un
verbo forte che parla di concretezza, di stabilità. Con lui è tutta un’altra
cosa: la tristezza si dilegua, i dubbi si sciolgono, la mente si dilata, il
cuore scoppia di gioia... È di questo che ho parlato questa mattina alla
comunità degli Oblati di Marino durante il ritiro mensile.
Ed essi, a loro
volta, mi hanno dato la foto del dipinto che custodiscono nella casa del
noviziato. Ce lo regalò la pittrice – suor Cesarina Giordani? – nel 1969-1970.
P. Marino ne fu molto riconoscente, ma c’era un “ma”: non gli piaceva che la
strada fosse chiusa dalle montagne, mancava una meta...
Quel quadro mi è
stato sempre caro. I tre camminano contro vento, piegati in avanti, incuranti
di tutto, dritti verso... la meta. Sì, la meta non si vede, è lontana,
nascosta. Qui sta il bello. Proprio quando la meta non si vede occorre
proseguire, con fiducia... tanto più che con noi c’è la Via, che è anche la Meta!
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