Due giorni fa
ho pubblicato sul blog un pensiero sui due di Emmaus. Oggi leggo la prima lettera
pastora del nuovo vescovo di Verona, Pompili, ed è la prima volta che vedo
contrapporre l’immagine di Emmaus all’Urlo di Munch. «Il racconto dei discepoli
di Emmaus (Lc 24,13-35) evoca una situazione che
sembra essere l’esatto contrario del quadro di Munch. A differenza dell’Urlo, dove
sullo sfondo si intravvedono su un ponte due sagome che si allontanano rispetto
al soggetto disperato in primo piano, qui – nel racconto lucano – si intravede
una strada su cui due discepoli, uno dei quali si chiama Cleopa, si lasciano
avvicinare da uno sconosciuto».
Mi piace questo
accostamento: in Munch la solitudine che diventa disperazione, a Emmaus la tristezza
che si tramuta in gioia perché quella dei due non è più solitudine.
Sempre
causalmente oggi tra le mie foto scattate un anno fa in Sardegna trovo una Emmaus
originale. Abitualmente i tre vengono ritratti di spalle o di dietro. Questa volta
invece sono ritratti mentre vengono verso di noi, quasi a coinvolgerci nel loro
stesso cammino luminoso.
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