Quanti anni aveva Maria quando l'angelo entrò da lei?
Un’adolescente o poco più, perché è ancora promessa sposa. E com’era Maria? Uno
dei primi pellegrini – un anonimo proveniente da Piacenza – che ha lasciato un
resoconto del suo viaggio, verso l’anno 570, scrive: «In quella città [Nazareth]
le donne ebree sono così seducenti che da nessun’altra parte di quella terra se
ne trovano di più belle. Dicono che è un’eredità della Beata Maria».
Dove entra l’angelo Gabriele? Nel suo
cuore? Il dialogo che si svolge è tutto interiore? La tradizione l’ha
drammatizzato immaginando Maria seduta in meditazione all’interno della sua
casa. Gli artisti si sono sbizzarriti lungo i secoli creando le dimore più
diverse. Era una casa
comune, come quella che dipinge Lorenzo Lotto o signorile e raffinata come
quella di Carlo Crivelli? Oppure l’annunciazione avvenne in un grande giardino
prospicente la casa come per Leonardo da Vinci o sotto il portico come per il
Beato Angelico? L’angelo, dice il Vangelo, “entrò da lei”. Ma entrò in casa?
Alla fine del racconto Luca non dice che l’angelo, una colta compiuto
l’annuncio, “uscì”, ma che “si allontanò da lei”. Le stava davanti, con il
giglio che la divide da lei, come nelle annunciazioni di Andrea Della Robbia a
La Verna o di Filippo Lippi?
La grande basilica dell’Annunciazione a
Nazareth contiene la grotta interna di quella che si è sempre ritenuta la casa
di Maria. Addossata alla roccia vi erano le pareti in mattone, quelle che la
tradizione pensa siano oggi a Loreto. A fianco della basilica si possono ancora
vedere diverse grotte analoghe, che costituivano parte del villaggio. Secondo
la tradizione
ortodossa Maria ricevette il primo annuncio alla fontana del paese. È là che è
sorta la prima chiesa a Nazareth, ancor oggi luogo di intensa devozione.
Quell’entrare
da lei, al di là delle raffigurazioni pittoriche, dice un’esperienza di
profonda interiorità. L’angelo le parla dentro, in quella stanza segreta che è
il suo cuore immacolato, la sua vera casa. Una casa che Dio aveva preparato da
tutta l’eternità per avere quell’incontro con lei. È lì che avviene il colloquio,
talmente vivo e reale che Maria avverte così forte la presenza dell’angelo che
lo vede con gli occhi dell’anima con l’immediatezza con cui lo vedrebbe con
quelli del corpo e ascolta la sua voce con una nitidezza come lo sentisse con
le orecchie del corpo. Ma non c’è bisogno di parole, di sguardi. È un dialogo
silenzioso e insieme distinto, un a tu per tu intenso e serrato che sembra
quasi una battaglia, come Giotto ha saputo drammatizzare nel polittico di Santa
Reparata a Firenze.
Il dipinto più
bello ce l’ha comunque lasciato Luca, che non a caso la tradizione ha voluto
pittore. L’ha dipinto all’inizio del suo Vangelo, con le parole che ogni giorno
recitiamo decine di volte: “Ave, piena di grazia, il Signore è con te…”. Dio
timidamente chiede se può sposare Maria. Addirittura non osa chiederglielo
direttamente. Come si usava una volta, manda un suo amico, nel timore di
ricevere un diniego. Ma sa che quello di Maria sarà un sì. L’ha preparata da
tutta l’eternità perché acconsentisse, l’ha preservata dal peccato proprio per
questo, perché le dicesse di sì. Dio che chiede il permesso per entrare
nell’umanità, per farsi uno di noi. Dio che rispetta la nostra libertà.
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