sabato 16 dicembre 2023

Siate sempre lieti. Ma è possibile?

Passò tre gradi di giudizio. Il primo davanti al Sinedrio, il secondo davanti al re Erode e la sua corte, il terzo davanti a Pilato. Tutte e tre le volte condannato a morte. Non c’era nessuno dalla sua parte a difenderlo. I suoi amici scomparsi, Pietro non solo non lo riconosce ma non si degna neppure di chiamalo per nome: “Quell’uomo lì non lo conosco”. Il Padre c’è ma rimane in silenzio. All’inizio Gesù iniziò a tremare, provò terrore e angoscia. Alla fine gridò: “Perché mi ha abbandonato?”.

La tragedia continua in tanti, che compiono in loro quello che manca ai patimenti di Cristo, ossia che vivono nell’oggi e nelle proprie carni quello che egli ha vissuto. O meglio, lasciano che Gesù riviva in loro la sua passione. È così che il mondo si salva.

La seconda lettura della II domenica di Avvento, davanti alle tragedie immani di cui siamo testimoni, sembra allora un’utopia: “Fratelli, siate sempre lieti”. È possibile?

Paolo ci dice come: un’unità costante con Dio (“pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie”), senza rispondere al male col male (“astenetevi da ogni specie di male”), lasciandosi avvolgere interamente e integralmente (“spirito, anima e corpo”) da Dio.

Ce la faremo? No, troppo difficile.

Ed ecco ancora Paolo a rassicurarci che sarà il Dio della pace a santificarci e che penserà lui a fare tutto questo... Ancora una volta è un invito a mettersi con fiducia nelle mani di Dio, quel Dio che ha fatto il cielo e la terra, che è venuto in terra per noi, che ha dato la vita per ognuno di noi.

 

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