Il
mio primo incontro con i Missionari Oblati di Maria Immacolata avvenne quando
ero ancora bambino. Avevano uno stile tutto particolare, vivevano in mezzo alla
gente e intrattenevano rapporti personali semplici, affabili. Si muovevano in
bicicletta, visitavano le fabbriche, parlavano senza retorica… Iniziai a frequentarli,
fino a quando decisi di andare da loro a Firenze per gli studi di liceo. Da
allora i Missionari Oblati di Maria Immacolata sono diventati la mia famiglia.
Fu
soltanto durante l’anno di noviziato (erano passato 12 anni dal mio primo
incontro con gli Oblati) che finalmente scoprii che alle origini dei Missionari
c’era un “fondatore”, Eugenio de Mazenod. Conoscere la sua vita e leggere i
suoi scritti fu un’autentica rivelazione. Avvertivo una particolare
consonanza, mi sentivo espresso da lui. Trascrivevo e traducevo dal francese i
passi che più mi colpivano. Quella piccola raccolta di testi fu subito
pubblicata.
Riflettere
sulla mia esperienza, una vicenda abbastanza comune, mi ha aiutato a
comprendere le modalità di trasmissione del carisma. Abitualmente si entra in
contatto con un carisma attraverso la mediazione di
quanti lo vivono in quel
momento, in quel luogo. Soltanto in un secondo tempo si acquista la
consapevolezza delle origini e della portata storica.
Trattandosi
di una “esperienza” il carisma non è una realtà statica, confinata in un
passato aureo; per sua natura è vitale, dinamico, al pari dello Spirito che lo
dona, e genera un processo evolutivo che difficilmente si presta a essere
circoscritto in schemi o definizioni. Non si può definire la vita. Anche se si
arriva a formularlo dottrinalmente, esso rimane comunque una storia, un’azione
concreta dello Spirito Santo che opera nella vita di una persona. È
un’esperienza condivisa, che continua nel tempo e si sviluppa attraverso nuove
esperienze. Per “dire” un carisma occorre dunque narrare una storia che ha non
soltanto un inizio, ma una continuazione e che si arricchisce passando di
generazione in generazione, grazie al suo intrinseco dinamismo.
Spesso,
come nella mia esperienza personale, il primo impatto è con una “narrazione”
contemporanea del carisma: lo si vede in azione, come realtà viva e operante in
alcune persone. Se ne è attratti grazie ad una “consonanza”, in quanto in
quell’esperienza concreta si vede rispecchiato ed espresso quello che già è
stato seminato dallo Spirito nel proprio cuore: è quello che voglio, mi sento
chiamato a vivere così. Il carisma è narrato al presente.
Una
volta entrati nella narrazione, ogni generazione sente l’esigenza di ascoltare
l’esperienza fondativa iniziale e del suo cammino storico. Sarà allora capace
di guardare al passato come alle proprie radici e di narrare a sua volta la
storia delle origini e di reinterpretarla grazie alla continuità del vissuto.
Il carisma si trasmette narrando una storia che prosegue nell’oggi. Si legge il
passato per capire il presente e per preparare in modo creativo il futuro: un
fondatore non rimane indietro, cammina davanti.
Non
si tratta di “restaurare” il passato, quanto piuttosto di ritrovare
l’ispirazione iniziale e saperla vivere in nuovi contesti culturali. Provo a
ipotizzare alcune piste che potrebbero essere percorse per nuove “narrazioni” e
nuove modalità di trasmissione.
Con
queste parole ho iniziato la mia ultima lezione del corso, allo Studium del
Dicastero per la vita consacrata.
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