Accompagno Paolo all’aeroporto di Fiumicino. Perché non approfittare per una passeggiata a Fiumicino paese? Lascio la macchina, attraverso la passerella e giungo fino al mare. Un vento forte e gelido. Non c’è anima viva. Acque burrascose. Le onde si infrangono con forza sui massi delle barriere. Mi tornano alla mente le parole dei salmi: “Suo è il mare, egli lo ha fatto” (Salmo 95); “Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno, non torneranno a coprire la terra” (Salmo 103); “Tu domini l'orgoglio del mare, tu plachi le sue onde tempestose” (Salmo 89).
Cammino sulla sabbia
fino a trovare un riparo dal vento dove fermarmi a contemplare il mare. È bello
il mare in tempesta.
Continuo sul lungo
mare, fino a quando termina in una grande rotonda. Torno sui miei passi. Ma
come ritrovare la passerella? Lo chiedo a una donna dal passo svelto. “Sto
andando proprio là!”. La seguo e parliamo delle solite cose. È bello il fragore
del mare, ma è bella anche la voce umana...
Riattraverso la
passerella ed entro nella chiesa di santa Maria della Salute. Resto sorpreso.
Non pensavo che ci fosse la messa prefestiva. Chiesa piena, per metà occupata
da ragazzi che cantano divinamente un Gloria melodioso, mai sentito prima. Egli
ha fatto il mare, ma ha fatto anche noi gregge del suo pascolo.
Giungo al vecchio
faro mentre il sole tramonta. Che spettacolo mi ha allestito l’Artista!
Ormai il pomeriggio è
andato, tanto vale continuare la mia passeggiata. Per la prima volta costeggio
la riva del Tevere. Povere casette, eredi di antiche baracche di pescatori. Mi
fermo davanti a un terreno recintato che giunge alla sponda del fiume. Grido
all’uomo anziano appoggiato alla baracca e gli chiedo se posso entrare. Sta dando
il becchime alla galline e agli altri animali del cortile. Ce n’è anche per i cigni
sull’acqua. “Sono suoi quei cigni”. “No, ma hanno diritto di mangiare anche
loro”. Si fa avanti anche una nutria. I cigni la lasciano mangiare per un
momento poi la assalgono e la mettono in fuga. La rete sospesa – una bilancia? –
ricorda i tempi andati della pesca... Vorrei restare qui, con questo vecchio
pescatore e parlare delle solite cose. “Tornerò presto”, gli prometto.
Ormai che ci sono
vado avanti, attraverso il ponte e vado sull’altra sponda del fiume. Uno
sguardo al parco dedicato a Pier Paolo Pasolini, ma è già buio fondo, e mi
inoltre nel quartiere dell’Idroscafo. È la prima volta. Lo conoscevo dalle
letture. Una amalgama di casette disordinate, in un intrico di stradette
labirintico, senza uno straccio di piano urbanistico, col fascino del primitivo.
Nessuna struttura sociale. O Forse sì: d’improvviso m’appare una chiesetta.
Unica costruzione moderna, piccola piccola, bella. Un contrasto fortissimo con
tutto il testo. Dalla porta a vetri che copre l’intera parete splende luminoso l’ostensorio
con Gesù Eucaristia. Entro. C’è solo il prete, in adorazione. Cosa ci fa lì,
perduto in questo quartiere sperduto e perduto? Cosa ci fa Gesù e cosa ci fa il
prete. Mi fermo a pregare. Poi parlo col sacerdote: si chiama Fabio!
Riprendo a camminare nel
labirinto ed ecco altri segni inaspettati di una religiosità palese:
tabernacoli della Madonna, illuminati, decorati con fiori...
Che mondo bello il
nostro mondo così caotico.
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