Gesù è re, ma quanto originale la sua regalità. È originale perché non aspetta attenzione e onore verso la sua persona, ma è lui a prestare attenzione e onore verso i suoi sudditi. È originale perché si fa loro fratello, vicino, prendendo su di sé i loro interessi, le preoccupazioni, i disagi, le povertà, fino a identificarsi con loro. Vale anche per lui la profezia di Maria sua madre: Dio “ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili”. Di sua volontà è sceso dal trono, senza che alcuno lo rovesciasse, si è messo dalla parte degli umili e li ha innalzati fino a farli diventare re.
Nel Vangelo di oggi rivela che in ogni persona che incontro c’è
un’identità nascosta, una regalità segreta: è presente il re dell’universo, che
si è immedesimato con lei. Se questo re ha una predilezione è per i piccoli, i
poveri, gli infelici, gli scartati dalla società, quelli che umanamente contano
di meno o non contano per niente. Con loro e per loro anch’egli si è fatto
piccolo, povero ed è stato scartato, deriso, emarginato, torturato in maniera bestiale,
ucciso.
Tutti sappiamo che, alla fine, dovremo comparire davanti a lui.
Come i cercatori di Dio d’ogni tempo, d’ogni luogo, d’ogni religione, anche noi
bramiamo vedere il suo volto: “Il tuo volto, Signore, io cerco”. Come apparirà,
come si mostrerà, come sarà quell’incontro tanto atteso, al cui pensiero si
alternano gioia e timore? Quale sorpresa, quale meraviglia scoprire che il suo
volto avrà il volto delle tante persone incontrate in vita!
Il criterio di giudizio è presto stabilito. Vedremo quanti ci sono
passati accanto e si svelerà il segreto: ere lui! Il criterio di salvezza non
sarà: ti ho pregato, ti ho amato… Non sarà bastato aver detto “Signore,
Signore…”. Occorrerà aver ascoltato, accolto, amato, servito il re là dove egli
era veramente: nei nostri prossimi. Gesù era loro e loro erano Gesù.
E se una predilezione dovremmo avere è quella che ha avuto lui! “I poveri sono i tuoi
padroni – scriveva uno che conosceva bene questa pagina di vangelo e che vi ha
aderito con tutta l’anima, Vincenzo de Paolo –, padroni terribilmente suscettibili
ed esigenti: te ne accorgerai. Più essi saranno brutti, sporchi, più saranno ingiusti
e volgari, più tu dovrai amarli”.
In
quell’ora della verità verrà in luce non soltanto la vera identità degli altri,
ma anche la mia: amo, quindi sono; non amo, quindi non sono. Il giudizio è già espresso.
Se ho amato sarò per sempre, se non ho amato non sarò più, perché mai sono
stato, condannato a un’esistenza in negativo. “Alla fine della vita saremo
giudicati sull’amore”.
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