venerdì 17 novembre 2023

Un'autobiografia: perché?

Sto per terminare la lettura di un libro affascinante: Resisti, cuore, di Alessandro D’Avenia, un’interpretazione dell’Odissea di Omero.

Lungo quattro canti del poema Ulisse narra ai Feaci la sua storia. Si conclude con le parole: “Così narrava. E tutti rimasero muti, in silenzio, come presi d’incanto, nella sala piena di ombre”. È l’autobiografia di Ulisse.

Mi piace il commento di D’Avenia: «Un’autobiografia... non è cronaca, ma trasformazione del vissuto in verità, speranza, impegno e coraggio per nascere del tutto... questo significa “avere una vita”: poterne fare il racconto... Il nostro io è narrativo, comprendiamo la vita sempre e solo come narrazione» (p. 279).

L’autobiografia non è una biografia. La biografia si impegna a ripercorrere diligentemente tutte le tappe del vissuto. L’autobiografia sceglie, elimina, enfatizza, coglie il senso, ritesse le trama della vita, le ri-crea, la crea di nuovo.

Incanta, se è vera. Lascia muti, come i Feaci al racconto di Ulisse.

La prossima settimana raccoglierò un gruppo di amici con i quali condividere i racconti dei nostri rispettivi fondatori: come, perché, in quali circostanze hanno raccontato di sé. Immagino sarà un momento intenso e arricchente.

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