mercoledì 22 novembre 2023

Pellegrinaggio

Il pellegrinaggio è un’esperienza che incide indelebilmente nell’anima di quanti lo compiono, anche se non credenti. Risponde infatti ad una esigenza inscritta nel cuore della persona umana, quasi una inquietudine, una insoddisfazione che spinge ad andare sempre oltre, alla ricerca di qualcosa di più grande, di più bello, di più vero.

È l’intera nostra vita che assume i connotati di un cammino, che per il cristiano ha una chiara meta: il Cielo. Fu una chiamata di Dio a mettere in movimento Abramo e a fare di lui un “arameo errante” in cerca di una terra promessa da Dio. Dopo di lui fu l’intero popolo di Israele a mettersi in cammino: l’esodo dall’Egitto verso la Terra santa divenne il simbolo di un itinerario dalla schiavitù alla libertà, dal peccato alla vita nuova, dalla terra al Cielo. Gesù, che si è definito “la Via”, ha dato infine il via al cammino del nuovo popolo di Dio. Su questa terra siamo “stranieri e pellegrini” (1 Pt 2,11), “non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura” (Eb 13,14).

Il pericolo che corriamo è dimenticare la metà del nostro cammino, di ridurre la vita a soddisfare le esigenze contingenti terreni, a radicarci nelle realtà umana come fossero le ultime, fine a se stesse. I pellegrinaggi diventano momenti che ci risvegliano e ci aiutano a guardare in altro, a ricordare il senso del nostro cammino. La Scrittura voleva che il popolo ebraico, anche quando divenne sedentario nella terra promessa, rimanesse sempre pellegrino; per questo ogni anno doveva salire a Gerusalemme per incontrare Dio e rinnovare la tensione verso di lui. Anche quando Elia volle ritrovare la purezza delle origini andò in pellegrinaggio al monte Oreb, dove Dio si era incontrato con il suo popolo e gli aveva dato la legge.

I pellegrinaggi, nel pellegrinaggio della vita, sono come un “sacramento” che ci ridice il carattere transeunte della situazione umana, la caducità e la provvisorietà di quello che facciamo; l’appello ad un’esperienza di distacco interiore, di spogliazione per una libertà dello spirito che non deve mai lasciarsi imprigionare dalle realtà umane, a riprendere con nuovo slancio e decisione il cammino spirituale. I pellegrinaggi non sono fine a se stessi, ma momenti di grazia che ci consentono poi di tornare nell’ambiente ordinario di vita, agli impegni abituali, per portarvi quell’anelito di Cielo che il luogo del pellegrinaggio ha ravvivato. Così “tutti i buoni frutti della nostra operosità, dopo che li avremo diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il suo precetto, li ritroveremo poi di nuovo, ma purificati da ogni macchia, ma illuminati e trasfigurati” quando, al termine del nostro pellegrinaggio, “Cristo rimetterà al Padre il regno eterno e universale” (Gaudium et spes 39).

Mi hanno chiesto una pagina sul pellegrinaggio, così ho ripensato ai miei molti pellegrinaggi...

 

Nessun commento:

Posta un commento