Esco presto dell’albergo. La
città è ancora silenziosa e deserta. Entro nella chiesa di san Domenico, vuota
e buia. Da lontano mi giunge soffuso il canto dei frati. Nonostante i divieti
di accesso mi inoltro nei meandri senza luce fino a giungere nel grande coro. Una
cinquantina i Domenicani che occupano gli stalli in abito bianco corale, alcuni
avvolti nel mantello nero. Nella penombra non mi notano neppure. Cantano all’unisono,
come fossero una sola voce, con toni semplici e solenni insieme. È preghiera
vera. Mi aggrego per la messa conventuale, come uno di loro, senza alcuna formalità.
Al termine mi avvio lentamente
verso la tomba di san Domenico. Mi hanno preceduto alcuni Domenicani che trovo
in preghiera davanti al loro santo padre. Vanno ogni giorno a salutarlo? Poi
attraverso la navata per andare alla cappella di fronte, dedicata alla Madonna
del Rosario. Anche lì ci sono già altri Domenicani in preghiera. Due di loro si
abbracciano, uno è appena giunto da fuori. Allora si vogliono bene davvero… Prima
di uscire, al fondo della chiesa, vedo un altro frate in ginocchio davanti a un
grande crocifisso. Così ogni giorno prima di iniziare i lavori e gli studi
nella facoltà teologica?
Sul sacrato una donna è seduta appoggiata
a uno degli stipiti della porta. È avvolta di stracci e coperti e chiede l’elemosina.
Una delle donne che hanno seguito la messa le si avvicina e le porge un
cappuccino caldo che ha appesa preso al bar di fronte. La preghiera mai
disgiunta dalla carità.
Sì, ora siamo pronti per
iniziare il nostro seminario dedicato a cosa significa “dire Dio al femminile”.
dal titolo “Scrivere di Dio. Chiara Lubich e la tradizione mistica femminile
dal medioevo al Novecento. Un percorso a più voci” promosso dalla Facoltà
Teologica dell’Emilia-Romagna insieme al Centro Chiara Lubich e all’Istituto
Universitario Sophia. Siamo nel Salone dei Bolognini del Convento di San
Domenico a Bologna, tra i libri di una delle più grandi biblioteche d’Italia, a
cui si accede da un chiostro arioso e vasto.
In questi due giorni stiamo
percorrendo un vero e proprio viaggio nella storia della mistica femminile, dal
Medioevo al '900. In questo modo, come ha spiegato il padre domenicano Gianni
Festa, tra i promotori dell’evento, “L’esperienza della Lubich viene collegata
a figure importanti della tradizione mistica medievale come Caterina da Siena e
Teresa d'Avila, ma soprattutto ad altre esperienze e scritture mistiche del
‘900, alcune più note, come Etty Hillesum, Madeleine Delbrêl; altre meno note,
come sorella Maria, la grande mistica amica di don Primo Mazzolari”.
Le relazioni si solo di livello,
tenute da persone tra le più esperte nelle materie specifiche. Più di 100 i
partecipanti, un numero altissimo per un seminario così specializzato.
Anch’io ho avuto il mio
intervento, semplice, molto personale, ma ricco e rispettoso della mistica di
Chiara. Per Vatican News ho così evidenziato un punto soltanto: “Sono molti gli
aspetti che potremmo sottolineare della peculiarità dell'esperienza di Chiara
Lubich. Mi viene in evidenza soprattutto la dimensione comunitaria. Perché
questa esperienza, cioè l'entrare nella realtà di Dio, nel suo mistero, nella
Trinità, è avvenuta come conseguenza di un patto di unità fatto con uno dei
suoi amici, Igino Giordani. O meglio non è neanche un patto fra loro, perché chiedono
a Gesù Eucaristia che sia lui a fare un patto di unità tra di loro. Per cui,
dopo aver fatto la comunione, i due diventano una cosa sola, diventano un unico
Cristo. E da lì parte l'esperienza mistica di Chiara, che è una comprensione
profonda, personale, trasformatrice del mistero di Dio. Ma questo entrare in
Dio, contrariamente forse a quello che accade per tante mistiche, non è un
fatto soltanto personale, ma comunitario. Entrano insieme e tutta l'esperienza
mistica è fatta a corpo, perché gradatamente in questa esperienza sono
coinvolte anche altre persone. Mi sembra che sia come il ritorno alla primitiva
esperienza mistica cristiana, quella della Pentecoste. E Pentecoste non è la
somma di tanti mistici, è un'unica esperienza mistica che lo Spirito provoca in
tutta la prima comunità cristiana. Insieme fanno la stessa esperienza dello
Spirito, per cui il soggetto dell'esperienza mistica di Chiara Lubich mi sembra
in continuità con l'inizio della Chiesa, è un soggetto plurale, il soggetto
torna a essere la Chiesa. In conclusione è la Chiesa che in Chiara fa
l'esperienza mistica di Dio.
Grazie.
RispondiEliminaGrazie Padre Fabio, abbiamo tradotto e messo sul sito di Focolare Irlanda.
RispondiEliminaCosi, di li in poi, insieme, ma ciascuno vive, la sua originale vita, in DIO non solo amore ma TRINITA. Anche ogni vicenda umana, storica, fisica, biologica...È Trinità, e la gioia profonda ed attiva che si vive È una gioia Trinitaria: uno stupore CONTINUO...MISTICO, appunto.
RispondiEliminaBeppe Porqueddu
Grazie p. Fabio, anche soprattutto per l’amore reciproco che hai notato nella comunità Dominicana, la loro presenza corale e una voce nella grande Città. L’esperienza di Chiara mi sembra venire in Luce anche per il fatto che, come laïca, prima di Vaticano II, donna, maestra, obbedisce alla sua coscenza senza lasciarsi impressionare da un laico, politico, conoscente della storia della chiesa più di tutti, e centra tutto fuori di sé, su Dio con cui pùo avere un audienza diretta. Lui, -mi pare- fa entrare tutti due in Lui ma si rivela alla donna, Chiara, generando in lei una umanità nuova, una chiesa nuova.
RispondiEliminaGrazie Fabio!