lunedì 13 novembre 2023

Ognuno di noi è unico, irrepetibile

 

Ognuno di noi è unico, irrepetibile, stato pensato da Dio da sempre. Nell’atto di pronunciare la Parola, il Verbo, il Figlio suo egli “dice” la nostra parola, il nostro verbo, il nostro essere. Nel suo Figlio siamo suoi figli, chiamati all’esistenza con la vocazione ad essere in lui dio come lui è Dio.

Non ci si inventa una vocazione e non ci si dà una missione, la si scopre, è già inscritta nel proprio essere dal momento in cui Dio ci ha pensato, amato, “sognato”, quasi una “Parola” da lui pronunciata che ci costituisce nella nostra identità: siamo una “missione”. Il suo amore ci rende indispensabili. 

Per prenderne piena consapevolezza della mia vera identità, della mia vocazione, occorre che le molte vocazioni di più persone entrino in comunione tra di loro, così da riconoscersi uguali, scoprendo la medesima origine, la stessa dignità, e insieme riconoscersi diversissime. Soltanto così ognuno può essere se stesso e contribuire, con la sua peculiarità e in comunione con tutti gli altri, al grande disegno di Dio sulla creazione. 

Se io valgo immensamente e sono unico, irrepetibile… anche chi è accanto a me vale immensamente, è irrepetibile, insostituibile nel posto in cui Dio l’ha collocato: alla celebre massima antica, “conosci te stesso”, dobbiamo affiancare: “conosci il fratello”. L’altro mi sta davanti come il “tu” di Dio e, nella comunione, mi ridona me stesso. Non è il passaggio dall’io al noi, ma il passaggio da Dio a Dio: da Dio in me a Dio nel fratello, che consente di avere Dio tra noi e mi ridona Dio in me.

Da questo pensiero hanno preso avvio le meditazioni che ho tenuto domenica ai membri della cittadella di Loppiano. Una giornata piena di luce, di “una bellezza incomparabile”, come ha detto qualcuno.

Una impressione tra le tante: «Mi sono messo in un atteggiamento di ascolto “senza filtri” e ad un certo punto mi sono trovato “dentro” - non nei concetti ma dentro una realtà, quella dell'uno e dei molti, dove ho capito la mia importanza e quella di ciascuno, come in un vero corpo.  Non guardavo da fuori, ero da dentro».

 

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