venerdì 20 luglio 2018

Venite in disparte


In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli rife­rirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano inse­gnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’»… Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mi­se a insegnare loro molte cose. (Mc 6, 30-34)

La missione ha un’andata e un ritorno. Gesù, lo abbiamo visto domenica scorsa, ha inviato i suoi a due a due, ora eccoli tornare per condividere gioie e problemi, successi e fallimenti. Non basta operare, occorre anche condivi­dere il vissuto. L’apostolo ha da prendere il tempo per raccon­tare la propria vita, così che tutto sia di tutti, e verificare il proprio cammino, correggerlo, confermarlo, riorientarlo in maniera sempre più adeguata alla chiamata.
Che festa avrà fatto Gesù quando se li vide arrivare! Li avrà accolti con gioia, li avrà ascoltati con attenzione, interessandosi di ogni particolare, rallegrandoti dei successi, dando senso ai fallimen­ti. Soprattutto si è preoccupato di loro, che si riposassero, per­ché affaticati e stanchi. Voleva che stessero con lui perché sapeva che per loro il vero riposo eri lui stesso: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi» (Mt 11, 28).
Per questo li porta fuori, in un luogo deserto, come quando Dio condusse il suo popolo fuori dall’Egitto per far ascoltare loro la sua parola, nutrirli con la manna, dissetarli con l’acqua dalla roccia. È come ripetesse le parole del profeta Osea: «Ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore».

Gesù è costantemente calamitato dalle folle, per le quali sente pro­fonda compassione e per esse si spende senza risparmio, senza avere neppure tempo per mangiare. Eppure desidera rimanere un tempo con i tuoi, solo con essi: «Venite in disparte, voi soli».

Sento rivolte a me queste parole e mi si riempie il cuore di gioia, come sicuramente accadde ai tuoi discepoli, che avvertivano il tuo amore di predilezione. Vuoi stare con me, in un esodo verso un luogo deserto, dove niente e nessuno possa disturbare la no­stra comunione, in colloquio segreto. Vuoi che ti racconti della mia vita, di me. Come hai fatto con il tuo popolo nel deserto, vuoi parlare al mio cuore, rivelandomi la tua parola e il tuo vole­re, nutrirmi con la manna eucaristica, dissetarmi all’acqua viva della tua grazia. Come potrei andare di nuovo per città e villaggi ad annunciare la venuta del Regno se non mi sarò rinfrancato con la tua presenza, se non avrai rimesso a fuoco il cammino, e non sarò sicuro di averti con me?
Non avrò molto tempo, perché presto la folla verrà di nuovo e insieme saremo presi dalla “compassione”, provando in noi i suoi stessi sentimenti, le frustrazioni, le speranze, i timori. Sare­mo chiamati a distribuire parole di vita che infondano speranza e a dispensare il pane che dia forza e coraggio per il cammino nella storia. Non potremo farlo se noi stessi non ci saremo ab­beverati e nutriti di te. E dopo essere andati, dovremo di nuovo tornare, in un perenne gioco di solitudine con te e di immersio­ne tra la gente, nella quale trovare ancora te.


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