In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli
riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed
egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e
riposatevi un po’»… Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le
città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una
grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno
pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. (Mc 6, 30-34)
La missione ha un’andata e un ritorno. Gesù, lo abbiamo visto
domenica scorsa, ha inviato i suoi a due a due, ora eccoli tornare per
condividere gioie e problemi, successi e fallimenti. Non basta operare, occorre
anche condividere il vissuto. L’apostolo ha da prendere il tempo per raccontare
la propria vita, così che tutto sia di tutti, e verificare il proprio cammino,
correggerlo, confermarlo, riorientarlo in maniera sempre più adeguata alla chiamata.
Che festa avrà fatto Gesù quando se li vide arrivare! Li avrà accolti
con gioia, li avrà ascoltati con attenzione, interessandosi di ogni
particolare, rallegrandoti dei successi, dando senso ai fallimenti.
Soprattutto si è preoccupato di loro, che si riposassero, perché affaticati e
stanchi. Voleva che stessero con lui perché sapeva che per loro il vero riposo
eri lui stesso: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi» (Mt 11,
28).
Per questo li porta fuori, in un luogo deserto, come quando Dio
condusse il suo popolo fuori dall’Egitto per far ascoltare loro la sua parola,
nutrirli con la manna, dissetarli con l’acqua dalla roccia. È come ripetesse le
parole del profeta Osea: «Ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e
parlerò al suo cuore».
Gesù è costantemente calamitato dalle folle, per le quali
sente profonda compassione e per esse si spende senza risparmio, senza avere
neppure tempo per mangiare. Eppure desidera rimanere un tempo con i tuoi, solo
con essi: «Venite in disparte, voi soli».
Sento rivolte a me queste parole e mi si riempie il cuore di
gioia, come sicuramente accadde ai tuoi discepoli, che avvertivano il tuo amore
di predilezione. Vuoi stare con me, in un esodo verso un luogo deserto, dove
niente e nessuno possa disturbare la nostra comunione, in colloquio segreto.
Vuoi che ti racconti della mia vita, di me. Come hai fatto con il tuo popolo
nel deserto, vuoi parlare al mio cuore, rivelandomi la tua parola e il tuo volere,
nutrirmi con la manna eucaristica, dissetarmi all’acqua viva della tua grazia.
Come potrei andare di nuovo per città e villaggi ad annunciare la venuta del
Regno se non mi sarò rinfrancato con la tua presenza, se non avrai rimesso a
fuoco il cammino, e non sarò sicuro di averti con me?
Non avrò molto tempo, perché presto la folla verrà di nuovo e
insieme saremo presi dalla “compassione”, provando in noi i suoi stessi
sentimenti, le frustrazioni, le speranze, i timori. Saremo chiamati a
distribuire parole di vita che infondano speranza e a dispensare il pane che
dia forza e coraggio per il cammino nella storia. Non potremo farlo se noi
stessi non ci saremo abbeverati e nutriti di te. E dopo essere andati, dovremo
di nuovo tornare, in un perenne gioco di solitudine con te e di immersione tra
la gente, nella quale trovare ancora te.
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