domenica 8 luglio 2018

Coltivare la memoria



In un momento di pausa dei lavori, breve visita al prenoviziato, poco distante da dove si tiene il nostro incontro di studio.
Mi guida p. Fildel, del Congo, responsabile della missione del Kenya; un uomo semplice e buono.
Usciamo dalla strada asfaltata (affiancata dei mille negozietti e ristori improvvisati e da un via vai di umanità colorata) e ci inoltriamo in una strada sterrata come lo sono tutte quelle al di fuori delle grandi arterie (non possiamo lamentarci delle buche di Roma).
Un insieme di casette adagiate su prati e terra rossa, circondate da una vegetazione folta, costituiscono il cuore della missione oblata in Kenya: uffici, comunità, cappella, locali degli studenti. Attualmente sono nove gli studenti di filosofia che si preparano al noviziato. Purtroppo non trovo nessuno perché luglio è mese di vacanza; le lezioni ricominciano il primo agosto.
La missione del Kenya ha anche nove novizi, ma stanno facendo il noviziato in altri Paesi dell’Africa e nelle Filippine.


Continua intanto il lavoro con i formatori.
In Africa vi sono 233 Oblati studenti di teologia con voti su un totale di 843 Oblati, un bel patrimonio umano.
Il mio discorso di oggi è un po’ “arido”, perché tratto delle fonti per lo studio del carisma e della storia della nostra famiglia religiosa.
Ma le fonti sono essenziali, come lo sono le radici per l’albero. Se ieri ho mostrato la chioma dell’albero, oggi ne ho mostrato il segreto, le radici, appunto: al di là della metafora, le fonti. Senza conoscere le proprie radici ci si inaridisce presto.

Le fonti sono importanti anche dal punto di vista affettivo. Mi piace toccare i documenti antichi, hanno un fascino, così come le foto d’epoca, gli oggetti appartenuti ai nostri padri. Non è puro sentimentalismo. Anche questo aiuta a fare “memoria” e a sentire accanto a noi chi ci ha preceduto e che continua ad accompagnarci.


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