martedì 10 luglio 2018

Nella terra dei Masai



Uno dei postulanti oblati
Partiamo molto presto. È ancora notte. Percorriamo l’autostrada che circonda Nairobi e proseguiamo per la strada nazionale verso sud. Mi impressionano sempre le fiumane di persone che nelle grandi città dell’Africa, ai margini delle strade, percorrono chilometri e chilometri per recarsi al lavoro. Anche questa mattina sono già in cammino, a passo svelto, spesso avvolte nelle coperte.


Ho chiesto di visitare la nostra parrocchia a Kitengela, 50 chilometri da Nairobi. Mi immaginavo un grande quartiere con una grande chiesa. Invece non riesco a vedere la città: Kitengela è un insieme di case tirate su a casaccio e parse qua e là, mescolate a piccole fabbriche. Anche la parrocchia è costituita da 7 cappelle sperdute lungo una quarantina di chilometri, in mezzo alla savana, in villaggi collegati da impossibili solitarie strade sterrate.


Iniziamo dalla casa degli Oblati. Con la comunità, che serve i vari villaggi attorno, abitano alcuni giovani che studiano la loro vocazione. Tirano l’acqua dal pozzo per ogni necessità, pascolano un gregge di pecore, curano il pollaio e coltivano un minuscolo orto.
Mi conduce l’unico Oblato non africano presente in Kenya, p. Jerry, un australiano simpatico e pieno di energie. Dopo aver lavorato per 15 anni come ingegnere minerario è entrato tra i missionari ed eccolo ora con la sua auto-camioncino a macinare chilometri.
Visitiamo due missioni soltanto inoltrandoci nella terra dei Masai. Siamo a oltre 1600 metri, su un altopiano appena ondulato, dove pascolano mandrie di buoi e greggi di capre, la ricchezza di questo popolo fiero. Sono affascinato dalla fierezza di alcuni mandriani vestiti con il costume tradizionale a scacchi rosso e nero, con in mano il bastone. Alcuni sono appena dei ragazzi.

L’entrata del villaggio della missione più lontana è sbarrata da un grande cancello e uomini che controllano l’accesso. Occorre firmare un apposito registro, un modo per garantire un po’ di sicurezza.
La chiesa, in lamiera, è stata costruita dalla gente in poco più di un mese. Manca ancora il pavimento, ma la settimana prossima il vescovo la consacrerà comunque. Alcuni parrocchiani ci accolgono con grande festa.
  
Lungo la strada ci fermiamo ad una delle scuole elementari costruire dagli Oblati. Entro in una prima e sono letteralmente sopraffatto dai ragazzini che sprizzano una incredibile gioiosa vitalità.
Mi ricordo che in questo Paese la metà della popolazione ha meno di 30 anni…

L’altra missione è costituita da una chiesetta ormai antica. Vi vive il catechista, che regolarmente raccoglie i cristiani del villaggio per la scuola di canto, il catechismo, la preghiera…
Fuori del recinto stazionano, tranquilli, tre asinelli che si strusciano al nostro mini furgone.
Ho computo davvero uno splendido safari, anche senza grandi fuoristrada e incontrando animali così umili, e soprattutto gente così bella.


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