Più di 20 i formatori oblati dell’Africa presenti
a Nairobi per un incontro di lavoro. Provengono da Sud Africa, Lesotho Namibia,
Zambia, Magadascar, Cameroun, Congo, Nigeria, Kenya. Sono rappresentanti delle diverse case di
formazione. Mancano i maestri dei novizi che sono in Francia ad Aix. Il
convegno è iniziato da qualche giorno e si prolungherà ancora per una settimana.
Bel gruppo, molto vario. Non si sa bene cosa ci
stia a fare io, unico bianco… che più bianco non si può.
Oggi ho parlato del carisma come di una
realtà viva: un’esperienza che il Fondatore ci ha trasmesso, un’eredità che
abbiamo assunto, di cui siamo responsabili in prima persona, e che continuiamo
a portare avanti da due secoli. Ho mostrato la bellezza dell’albero nato dal
seme gettato in terra da sant’Eugenio. Ho mostrato anche tantissime delle mie
fotografie che testimoniano la vita degli Oblati nel mondo, i tanti rami dell’albero.
Ho raccontato la vita degli Oblati.
Forse è questo il modo migliore per
trasmettere l’eredità ricevuta, raccontare la vita e far nascere il desiderio
di continuare a portare avanti la vita.
Il lavoro del gruppo oggi è stato proprio
quello di individuare le “storie” da raccontare, le persone che possono
raccontarle, a cominciare dai tanti laici che hanno visto gli Oblati all’opera
nelle loro terre, di prendere coscienza della ricchezza delle esperienze missionarie
degli Oblati in Africa, del cammino di evangelizzazione percorso da tanti pionieri
e portato avanti oggi con altrettanto coraggio.
I formatori presenti stanno prendendo coscienza
che, oltre ai racconti orali, è giunto il tempo di raccogliere e di scrivere le
storie del passato, e di riflettere in maniera critica su quelle del presente.
Raccontare la storia, le storie, il vissuto: forse
questo, più di altre cose, dà il senso di appartenenza e crea famiglia.
Oggi si mangia capra |
Siamo a Karen, un quartiere periferico di Nairobi,
alloggiati in una casa di accoglienza dell’Istituto “Eau vive” i cui membri, come
in tutte le loro case, vengono dal Viet Nam, dell’Oceania, dal Madagascar, quasi
peggio di noi Oblati.
Siamo serviti e riveriti da un nutrito
gruppo di ragazze che fanno qui la loro scuola alberghiera.
Insomma, non potevamo capitare meglio.
Nessun commento:
Posta un commento