Era
lì che mi aspettava da qualche anno. Finalmente questi giorni ho potuto
prenderlo in mano e leggerlo. Uno di quei libri che soltanto le banche posso
permettersi di pubblicare. Siamo nel lontano 1967.
“Pietro
a Roma”, quattro saggi scritti da altrettanti autori illustri. Ma soprattutto
un repertorio iconografico d’eccezione, che mostra pitture e sculture nelle
catacombe dei primi secoli, a cominciare dal ritratto più antico, risalente a
prima del 275.
Emerge
un Pietro per me inedito. Soprattutto quattro le immagini più ricorrenti che mi
hanno toccato:
-
Pietro pastore, che pasce le pecore, obbedendo al comando che gli affidato
Gesù.
- Pietro
maestro che, nuovo Mosè, riceve il rotolo della legge ed esercita il suo magistero.
-
Pietro che fa scaturire dalla roccia l’acqua del battesimo: la sua paternità e
la sua maternità…
- Infine
Pietro che riceve le chiavi è sempre associato al tema del gallo che canta,
come a ricordargli che deve usare le chiavi più per aprire che per chiudere:
che usi la misericordia verso i peccatori, lui che, peccatore, è stato oggetto di
misericordia da parte di Gesù:
Un libro
che ti fa innamorare di Pietro, che segue Gesù con la passione che lo caratterizza,
fino in fondo, portando la croce:
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