«Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm», dove il fiume Giordano è a metà del suo corso che dal monte Ermon lo porta a gettarsi nel mar Morto. Andavano da lui farisei e sadducei, pubblicani, soldati, prostitute (cf Mt 3, 7; Lc 3, 12.14; Mt 21, 32) e «confessavano i loro peccati» (Mt 3, 6). Confuso tra la folla si presenta anche Gesù per essere battezzato come uno di loro, uno dei tanti (cf Lc 3,21). Viene da Nazaret di Galilea, scrive Marco (cf 1, 10) con un’annotazione biografica che vuole evocare la sua piena umanità: un uomo qualunque, di un piccolo villaggio da cui si diceva che non poteva venire niente di buono (cf Mt 21, 32). Vero “figlio dell’uomo” si lascia annoverare tra i peccatori (cf Is 53, 12), pienamente solidale con essi.
Per
far nascere la nuova creazione Gesù deve prendere su di sé il peccato del mondo.
È «l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo» (Gv 1, 29. 36). Il prezzo da pagare per compiere l’opera di salvezza
è dare la vita per amore: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la
vita per i propri amici» (Gv 15, 13).
Da
questo momento egli desidera ardentemente un altro battesimo, quello della croce
(cf Mc 10, 38; Lc 12, 50), di cui il battesimo al Giordano è segno e anticipazione
(cf Mt 26, 39).
I
cieli aperti
Gesù
si lascia dunque annoverare tra i peccatori, pienamente solidale con essi. Ma
quando uscì dall’acqua «vide aprirsi i
cieli». «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!», gridava il profeta Isaia
(63,19), facendosi voce dell’intera umanità. La disobbedienza di Adamo aveva
chiuso i cieli, irrimediabilmente. Ora l’obbedienza di Gesù li apre, la
preghiera è esaudita (cf Lc 3, 21):
lo Spirito può tornare sulla terra e la voce di Dio risuona in mezzo a noi.
Ed
ecco «lo Spirito discendere su di lui
come una colomba». Quello Spirito che all’inizio dei tempi si librava sulle
acque per ordinare il caos primordiale in cosmo (cf Gn 1, 2), ora scende su Gesù per dare inizio ad una nuova
creazione. Inizia la storia del mondo nuovo.
Il
simbolo della colomba rimanda ancora al racconto del diluvio, quando la colomba
annunciava la pace e la salvezza. Col battesimo di Gesù splende un nuovo
arcobaleno a segnare la nuova alleanza messianica, da cui nasce la nuova
umanità (cf 1 Pt 3, 21-22).
«E si
sentì una voce dal cielo – narra il Vangelo di Marco –: Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto». È il
Padre che parla, quasi risposta a Gesù che ha accettato di compiere in
pienezza, per amore, il suo volere. Riecheggia nel tempo l’unica parola che da
tutta l’eternità il Padre pronuncia: amore, amore, amore e il Figlio è generato.
Udendo
la voce del Padre, Gesù prende piena consapevolezza della sua figliolanza
divina e della sua missione. Sa di essere il prediletto, l’amato da sempre. È
vero “Figlio di Dio”, può chiamare Dio “Padre” nel senso più pieno della
parola.
Il
Padre è l’Amante, il Figlio è l’Amato, lo Spirito Santo è l’Amore nel quale si compie il rapporto
d’amore tra Padre e Figlio.
Il
battesimo di Gesù è il primo grande evento della piena rivelazione di Dio-Amore, unità di tre divine Persone:
la santa Trinità. È un vero mistero della luce.
Nel
battesimo di Gesù il nostro battesimo
Matteo,
a differenza di Marco e Luca, riporta le parole del Padre in terza persona: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale
mi sono compiaciuto» (3, 17). Sono parole rivolte non a Gesù ma alla
comunità cristiana, a noi. È l’invito a riconoscere Gesù come Figlio di Dio, ad
accoglierlo, ad accettare che penetri nella nostra vita e l’assuma su di sé.
Grazie
al battesimo di Gesù anche nel nostro battesimo si aprono i cieli, scende lo
Spirito e il Padre ci rende figli suoi.
Come
Gesù, lungo tutta la sua vita, fu condotto dallo Spirito Santo, così lo Spirito
diventa anche in noi luce e si fa nostra guida, e infonde forza e amore perché
possiamo compiere il nostro “santo viaggio” e attuare in pienezza il disegno
che di Dio ha su ciascuno di noi.
Anche
a noi, come a Gesù, il Padre ripete: Tu sei il mio figlio prediletto. Le acque
del battesimo, santificate dalla discesa di Gesù e dallo Spirito, ci rigenerano
veramente figli e figlie di Dio. «Tutti voi infatti siete figli di Dio per la
fede in Cristo Gesù – ci assicura l’apostolo Paolo –, poiché quanti siete stati
battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo» (Gal 3,26-27). Anche noi, in Gesù, grazie allo Spirito mandato nei
nostri cuori, possiamo rivolgerci a Dio e chiamarlo Abba, Padre, quali veri figli
(cf Gal 4, 6).
Tutti
figli di un unico Padre, tutti un solo figlio di Dio nell’unico Figlio, dove
«non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo
né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3, 28). Nasce la comunità cristiana, con la stessa missione del
Figlio di Dio, rendere tutti fratelli e sorelle attorno all’unico Padre,
nell’unità trinitaria.
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