Mi
appassiona come uomo, amante dell’umanità, perché vi vedo dipinta la bellezza
della natura; sento l’incanto e la meraviglia davanti allo sbocciare della vita
in tutte le sue espressioni ed età. In essa ritrovo i grandi valori umani
presenti in tutte le culture, i sentimenti comuni a ogni uomo, a ogni donna;
incontro la saggezza di molti popoli; riconosco i comuni miti antichi; seguo le
gesta paradigmatiche di uomini e di genti.
Mi
appassiona come amante delle arti, perché vi ritrovo i simboli, le storie, i
riferimenti che hanno ispirato letteratura e musica, scultura e pittura, poesia
e teatro, impregnando di divino e di cielo il genio dell’umanità. Poeti,
pittori, scultori, scrittori, musicisti, registi, hanno letto la Bibbia non
soltanto come un immenso repertorio iconografico e simbolico, ma anche come uno
dei codici fondamentali di riferimento espressivo e spirituale.
La Bibbia
esercita un fascino anche al di fuori del mondo occidentale e cristiano. Gandhi
vi coglieva qualcosa che sapeva gli apparteneva da sempre: «Quando lessi i
Vangeli e arrivai al Sermone della Montagna, cominciai a cogliere in profondità
l’insegnamento cristiano. L’insegnamento del Sermone della Montagna
riecheggiava qualcosa da me appreso durante l’infanzia, qualcosa che sembrava
appartenere al mio essere e che mi pareva di veder attuare nella mia vita di
ogni giorno... Dissetatevi profondamente alle fonti del Sermone della Montagna».
La Bibbia, «grande
codice» dell’umanità, come l’ha definita Northrop Frye sulla scia di William
Blake, è il punto di riferimento imprescindibile della nostra cultura, la
stella polare a cui si sono orientati tutti, credenti e non credenti, quando
hanno cercato il bello, il vero e il bene, magari anche per respingerne la
guida e vagare altrove. Non ci si può non confrontare con questa grande opera. Eppure
per i più rimane un libro sconosciuto. Non manca in nessuna delle case degli
italiani, forse anche in edizione elegante, ma chi la legge?
Nelle nostre scuole
di legge di tutto (anche se poco, purtroppo), ma non
Domenica prossima si
celebra la “Giornata della Bibbia”. Perché non promuoverne almeno una semplice lettura?
Come quando nel 2008 la si lesse integralmente in maniera continuata, giorno e
notte, nella basilica di santa Croce in Gerusalemme a Roma, in una celebre
maratona di 139 ore trasmessa dalla Rai?
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