lunedì 3 gennaio 2022

I Magi onorano o adorano?


Ogni volta che leggiamo o ascoltiamo un testo della Sacra Scrittura, che ci è familiare, tradotto con parole diverse da quelle che siamo abituati a leggere o ascoltare restiamo sorpresi. Così la prima volta che nella nuova traduzione della CEI si riportano le parole che Pietro rivolge a Gesù in occasione della Trasfigurazione: “Facciamo tre capanne”. Tre capanne? Ma se si è sempre detto tre tende! Non parliamo poi di “non abbandonarci nella tentazione” al posto di “non indurci in tentazione”: che dibattito ha suscitato…

Adesso la Parola di vita proposta da Città Nuova cita le parole dei Magi indirizzare al re Erode: “In Oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo”. Come “onorarlo”? Non si è sempre detto “adorarlo”? Questa infatti è anche la traduzione della CEI per l’uso liturgico.

Sono venuti per onorarlo o per adorarlo? È la domanda che mi sono sentito rivolto da più persone.

Premesso che la Parola di Vita è stata scelta e proposta dai cristiani del Medio Oriente per celebrare la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, dobbiamo andare comunque a confrontare l’originale greco. Che lingua avranno parlato i Magi? Il greco? che era la lingua corrente del tempo. Oppure, più verosimilmente l’aramaico, comune in tutto il Medio Oriente? Noi abbiamo comunque il testo greco, la lingua nella quale è scritto il Vangelo di Matteo, il solo che riporta l’episodio.

La parola, in greco, è προσκυνω (proskuneô), da πρς ed una probabile parola derivata da κων (con significato baciare). I Magi dichiarano dunque che sono venuti per “baciare la mano verso qualcuno”, come segno di riverenza. Soprattutto tra i persiani (da dove venivano i Magi?) era usanza cadere in ginocchia e toccare il terreno con la fronte come espressione di profonda riverenza.

Nel Nuovo Testamento la parola proskuneô ricorre 60 volte, con significati diversi. Spesso indica proprio l’adorazione, ma altre volte indica semplicemente l’inginocchiarsi o prostrarsi per rendere omaggio a qualcuno. Restiamo nel Vangelo di Matteo. Troviamo il verbo per indicare l’atteggiamento di un semplice, anche se profondo ossequio. Riporto alcuni passaggi così come si leggono nella versione della CEI: “

“Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse” (8,2). Qui il verbo proskuneô è tradotto con prostrarsi. Lo stesso in 9,18: “Giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse”; in 15,25: la donna siro-fenicia “si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui”; in 18,26: “Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicata”.

La CEI traduce “prostrarsi” anche davanti a segni di autentica adorazione, come in 14,33: “Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: Davvero tu sei Figlio di Dio”.

Dopo la risurrezione proskuneô viene tradotto “adorare”, quando si racconta dell’apparizione del Signore alle donne: “Ed esse [le donne] si avvicinarono gli abbracciarono i piedi e lo adoravano” (28,9). Ma per gli Undici, al momento dell’Ascensione, torna la traduzione “prostrarsi”: “Quando lo videro si prostrarono, essi però dubitarono” (28,17).

Torniamo ora ai Magi. Troviamo due volte il verbo proskuneô e la CEI lo traduce tutte e due le volte: “adorare”.

2,2: “Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”.

2,11: “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono”.

Perché tante volte la CEI traduce proskuneô con prostrarsi e qui con adorare? Occorrerebbe chiederlo a chi ha preparato la traduzione.

La prima volta si riportano le parole dei Magi, la seconda volta è Matteo che parla.

I Magi avranno detto veramente a Erode che intendevano “adorare” il bambino? Hanno usato questa parola davanti a un re ebreo e a una corte di scribi e farisei che si sarebbero rivoltai contro sentendo che si intendeva adorare un bambino? Non avranno semplicemente detto che, secondo le loro usanze, volevano onorare, prostrati a terra? Il verbo greco consente questa traduzione, come negli altri casi elencati precedentemente.

Quando invece parla Matteo è diverso: egli vede l’omaggio dei Magi come l’inizio del riconoscimento di tutte le genti del Signore Gesù, è probabile che usi il verbo proskuneô nel senso forte di “adorare”.

Quella della CEI è di norma la traduzione che va impiegata nella liturgia. Ma non certo l’unica possibile.

Nessun commento:

Posta un commento