Ideali che sbiadiscono? Dipende. A volte sono come la brace sotto la cenere. La fiamma viva riscalda, fa festa, mette gioia. Ma il fuoco può restare vivo anche sotto la cenere. Come Gesù, venuto a portare il fuoco sulla terra e che desiderava di vederlo divampare. Eppure per 30 anni se n’è rimasto nascosto in un paesetto sconosciuto. Avrebbe potuto almeno gettarsi dal pinnacolo del tempio per consentire un miracolo strepitoso capace di attirare l’attenzione di tutti. Invece “perde tempo” in un lavoro umile. Quando finalmente esce da casa sarebbe potuto andare a Roma, nel centro del mondo; resta invece in periferia. Avrebbe potuto ingaggiare uomini di pensiero e d’azione, politici e strateghi militare; scegli invece dei semplici pescatori.
E l’esito
del suo triennio appassionato? Si ritrova solo, abbandonato dai discepoli che
si era formato con cura. Le folle che ha attirato attorno a sé gridano “crocifiggilo”
e gli preferiscono Barabba. Che fallimento…
È sbiadito il grande ideale per il quale era sceso dai cieli sulla terra? Affida la realizzazione del suo ideale: “Che tutti siano uno”, ad una preghiera piena di fiducia rivolta al Padre. Forse conviene entrare nella logica di Dio.
Paolo,
che segue le orme del maestro, animato dalla stessa passione, finirà col
riconoscere che diventa forte nella misura in cui accusa la propria debolezza
(2 Cor 12, 9).
Riconoscere
la propria povertà, d’essere un povero vaso di coccio, perché appaia che tutto viene da
Dio ed egli solo opera la salvezza, che sua è l’attuazione dell’ideale: “Questa
straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi” (2 Cor 4, 7). È questa
la sapienza, e la speranza.
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