22
agosto. La memoria di Maria Regina quest’anno lascia il posto alla celebrazione della
domenica. Ascoltiamo così Gesù che qualifica le sue parole come “spirito e vita”,
capaci di far nascere la vita nuova.
Mi
vengono immediatamente alla mente due frutti della parola di Gesù.
Il
primo 70 anni fa. A Firenze si teneva il ritiro delle zelatrici dell’AMMI. In
quei giorni alcune giovani fecero una esplicita domanda a p. Gaetano Liuzzo,
scritta su un foglietto: “Padre, come fare per diventare perfettamente sorelle
degli Oblati e vivere più strettamente la loro spiritualità?”. Il padre
rispose: “Diventare in pieno oblate in veste secolare. Anzi diventare Sorelle
degli OMI”.
Al termine del ritiro,
il 22 agosto 1951, allora festa del Cuore Immacolato di Maria, nella basilica
della SS. Annunziata, davanti alla celebre immagine del Duecento, ricordando e
rivivendo il “Sì” di Maria, diciotto delle trentasei giovani formulano la loro
consacrazione alla Madonna: erano nate le COMI.
Un altro
frutto della parola di Gesù. Il 22 agosto 1959, nel pieno della “guerra fredda”
che contrapponeva il blocco occidentale a quello sovietico, i partecipanti
alla Mariapoli di Fiera di Primiero, provenienti da ben 27 nazioni, decisero di
consacrare a Maria sé stessi ed i propri popoli d’appartenenza.
La formula fu letta in nove lingue presenti.
Pochi giorni dopo, il 30 agosto 1959, Chiara
scriveva: “Se un giorno gli uomini, ma non come singoli bensì come popoli, se
un giorno i popoli sapranno posporre loro stessi, l’idea che essi hanno della loro
patria, i loro regni, e offrirli come incenso al Signore, (…) e questo lo faranno
per quell’amore reciproco fra gli Stati, che Dio domanda, come domanda l’amore
reciproco tra i fratelli, quel giorno sarà l’inizio di una nuova era, perché quel
giorno, così come è viva la presenza di Gesù fra due che si amano in Cristo,
sarà vivo e presente Gesù fra i popoli (…)”.
È un’utopia? Proprio in questo momento nel quale
assistiamo impotenti alla tragedia dell’Afganistan e a quelle quotidiane e
capillari che flagellano l’Africa, occorre credere a quel sogno.
Nel Messaggio inviato alla quinta Assemblea della
WCRP,
Nel 1959, lassù sulle Dolomiti, non si
organizzò una tavola rotonda o un summit internazionale per risolvere i
problemi del mondo, ma si innalzò una preghiera per l’unità dei popoli. Certo, occorrono
interventi decisivi e che la politica agisca con competenza e responsabilità.
Intanto noi preghiamo, uniti, per la pace e l’unità dei popoli.
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