sabato 21 agosto 2021

Una Parola che dà vita: i frutti


 

22 agosto. La memoria di Maria Regina quest’anno lascia il posto alla celebrazione della domenica. Ascoltiamo così Gesù che qualifica le sue parole come “spirito e vita”, capaci di far nascere la vita nuova.

Mi vengono immediatamente alla mente due frutti della parola di Gesù.

Il primo 70 anni fa. A Firenze si teneva il ritiro delle zelatrici dell’AMMI. In quei giorni alcune giovani fecero una esplicita domanda a p. Gaetano Liuzzo, scritta su un foglietto: “Padre, come fare per diventare perfettamente sorelle degli Oblati e vivere più strettamente la loro spiritualità?”. Il padre rispose: “Diventare in pieno oblate in veste secolare. Anzi diventare Sorelle degli OMI”.  



Al termine del ritiro, il 22 agosto 1951, allora festa del Cuore Immacolato di Maria, nella basilica della SS. Annunziata, davanti alla celebre immagine del Duecento, ricordando e rivivendo il “Sì” di Maria, diciotto delle trentasei giovani formulano la loro consacrazione alla Madonna: erano nate le COMI.


Un altro frutto della parola di Gesù. Il 22 agosto 1959, nel pieno della “guerra fredda” che contrapponeva il blocco occidentale a quello sovietico, i partecipanti alla Mariapoli di Fiera di Primiero, provenienti da ben 27 nazioni, decisero di consacrare a Maria sé stessi ed i propri popoli d’appartenenza. La formula fu letta in nove lingue presenti.



Pochi giorni dopo, il 30 agosto 1959, Chiara scriveva: “Se un giorno gli uomini, ma non come singoli bensì come popoli, se un giorno i popoli sapranno posporre loro stessi, l’idea che essi hanno della loro patria, i loro regni, e offrirli come incenso al Signore, (…) e questo lo faranno per quell’amore reciproco fra gli Stati, che Dio domanda, come domanda l’amore reciproco tra i fratelli, quel giorno sarà l’inizio di una nuova era, perché quel giorno, così come è viva la presenza di Gesù fra due che si amano in Cristo, sarà vivo e presente Gesù fra i popoli (…)”.

È un’utopia? Proprio in questo momento nel quale assistiamo impotenti alla tragedia dell’Afganistan e a quelle quotidiane e capillari che flagellano l’Africa, occorre credere a quel sogno.


Nel Messaggio inviato alla quinta Assemblea della WCRP, la Conferenza mondiale delle religioni per la pace, Chiara afferma: “Alla fine di questo millennio e all’approssimarsi del terzo, l’amore dovrebbe diventare sempre più costume nostro e di molti. L’amore è la forza più potente, feconda, sicura che può legare ogni società. L’amore, diffondere l’amore, insegnare ad amare... Dopo millenni di storia in cui si sono sperimentati i frutti della violenza e dell’odio fra i fratelli, sarebbe ora di sperimentare oggi i frutti dell’amore. E non solo dell’amore fra singoli, ma anche fra popoli. I popoli stessi sono chiamati non più ad ignorarsi e tanto meno a combattersi l’un l’altro, ma ad amarsi. È necessario che l’amore reciproco diventi legge per ogni comunità, civile o religiosa che sia”.

Nel 1959, lassù sulle Dolomiti, non si organizzò una tavola rotonda o un summit internazionale per risolvere i problemi del mondo, ma si innalzò una preghiera per l’unità dei popoli. Certo, occorrono interventi decisivi e che la politica agisca con competenza e responsabilità. Intanto noi preghiamo, uniti, per la pace e l’unità dei popoli.

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