Dopo aver scritto ieri sul blog di Aquila e Priscilla, mi
sono imbattuto nel discorso di papa Francesco all’inaugurazione dell’anno
giudiziario del Tribunale della Rota Romana il 25 gennaio dello scorso anno. In
quella occasione il Papa ha offerto una riflessione “sul ruolo primario della
coppia di sposi Aquila e Priscilla come modelli di vita coniugale”. Giustamente
si domanda come mai questo modello di sposi itineranti non abbia avuto, nella
pastorale della Chiesa, una propria identità di sposi evangelizzatori per molti
secoli. “Gli sposi cristiani dovrebbero apprendere da Aquila e Priscilla come
innamorarsi di Cristo e farsi prossimi alle famiglie, prive spesso della luce
della fede, non per la loro colpa soggettiva, ma perché lasciate al margine
della nostra pastorale: pastorale d’élite che dimentica il popolo”.
Il Papa li descrive “carichi di coraggio fino al punto di
svegliare dal torpore e dal sonno i pastori”, “mai fermi, sempre in movimento,
certamente con prole”.
La conseguenza è lampante: “i Pastori si lascino
illuminare dallo Spirito anche oggi, affinché si avveri questo annuncio
salvifico da parte di coppie spesso già pronte, ma non chiamate. Ci sono… sposi
entusiasti e innamorati della loro fede nel Risorto, capaci di una nuova
rivoluzione della tenerezza dell’amore, come Aquila e Priscilla, mai appagati o
ripiegati su sé stessi…”
Davvero dobbiamo lasciare il posto alla famiglie, che
compiano la missione che il battesimo ha affidato loro.
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