domenica 8 agosto 2021

Testimoni di gioia

 

Nella festa della Trasfigurazione mi è giunto, per una valutazione, un articolo riguardante l’esortazione apostolica Evangelica testificatio di Paolo VI, proprio nel giorno nel quale ricordiamo la sua morte. La lettura dell’articolo è stato un modo per vivere in comunione con quel grande Papa.

Lo scritto di Paolo VI mette in evidenza il valore della testimonianza cristiana, a partire da quella che devono rendere le persone consacrate. Il mondo – si legge nell’esortazione – ha bisogno di vedere «uomini e donne, che hanno creduto alla parola del Signore, alla sua risurrezione ed alla vita eterna, fino al punto di impegnare la loro vita terrena per testimoniare la realtà di questo amore, che si offre a tutti gli uomini». Il sigillo di tale testimonianza dovrebbe essere la gioia: «La gioia di appartenergli per sempre è un incomparabile frutto dello Spirito santo, che voi avete già assaporato». «Nella misura in cui si irradierà dalle vostre comunità, questa gioia sarà per tutti la prova che lo stato di vita, da voi scelto, vi aiuta (…) a realizzare la massima espansione della vostra vita nel Cristo». Sì, la gioia sincera di chi dà testimonianza è la garanzia migliore del messaggio che porta, una vita felice è attrattiva.

L’articolo che ho letto asserisce: «Pensando alla situazione odierna, almeno in Occidente, appare con evidenza che il mondo giovanile non è in genere attratto dalla vita consacrata. Non è, invece, facile dire se i religiosi vivano nella gioia la propria vita, perché questo in gran parte riguarda esperienze molto personali. Certamente, però, possiamo affermare che se sono felici lo sanno dissimulare molto bene».

Mi è venuto alla mente l’articolo di Jesús Castellano, pubblicato volta nel trigesimo della morte da L’Osservatore Romano (luglio 2006):

«Sono rimasto sorpreso per l’insistenza con cui ricorre nei vangeli dell’ultima cena l’invito alla gioia (Gv 15,11; 16,20-21; 22.24; 17,13). È uno dei temi che più ricorrono nei discorsi di addio dell’ultimo incontro conviviale di Gesù con i discepoli (…). A pensarci bene dobbiamo ammettere che la gioia è una parola chiave del lessico cristiano. Dall’Antico Testamento, con la gioia di Dio e dell’uomo nella creazione, all’Apocalisse, con la promessa della gioia senza ombre, un fiume pieno di letizia percorre tutta la Bibbia (…) Oggi si parla della riscoperta della bellezza come espressione di una necessaria integrazione con la verità e la bontà, le due colonne o i due trascendentali classici. Io mi batto per introdurre la quarta colonna, quella della gioia, della felicità, della beatitudine. (…) Alla parola recente della teologia: «Dio è bellezza», occorre aggiungere: «Dio è gioia». (…) Se poi si guarda a questo nostro mondo dove c’è tanta tristezza e tanta gioia superficiale, viene da invitare i cristiani, persone della gioia, del sorriso e del buon umore, a diventare apostoli di un nuovo ministero umanistico, quello del buon umore e dell’ottimismo cristiano. La Chiesa ha bisogno di diventare casa e scuola di comunione nella gioia vera, tanto più umana quanto divina».

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