Qualche
anno fa pubblicai un articolo su uno dei più bei testi di Chiara Lubich: “È
così bella la Mamma”. Lo scrissi perché fui sorpreso nel costatare le diverse
redazioni, con molte varianti, di quel testo.
Oggi l’ho riletto (nell'edizione Meditazioni, 2020) con ben altri intendimenti e, in questo
scritto, che come tutti i classici ha sempre cose nuove da comunicare, mi hanno colpito
tre passaggi che evidenzio semplicemente, senza chiose.
Il
primo: "Anche la Mamma ha parlato. Ha detto Gesù. Ha dato Gesù”. È
una costante del pensiero della Lubich: il dire è dare.
Il
secondo. Nello stesso capoverso si afferma il contrario: “Nessuno ebbe mai
parole come Lei che diede e disse il Verbo”. Qui il pensiero è
capovolto: il fare è dire.
Il
terzo. Il più alto parlare è tacere: Maria “tacque perché creatura. Perché il
nulla non parla. Ma su quel nulla parlò Gesù e disse: Se stesso. Iddio,
Creatore e Tutto, parlò sul nulla della creatura”. Il dire e il dare di Maria vengono
meno per lasciar posto al dire e al dare di Gesù.
Il
silenzio fa da inclusione dell’intero testo, che inizia con: “È così bella la
Mamma nel suo perenne raccoglimento…”, e termina con il nulla della creatura.
Con un balzo di qualità, perché un conto è il silenzio del raccoglimento, un
conto quello del nulla pienamente aperto all’azione del Tutto.
È
il programma di ogni apostolo.
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