lunedì 16 agosto 2021

La Sacra di san Michele

 


Sabato nel primo pomeriggio mi hanno preso all’aeroporto di Torino e ci siamo diretti verso la Francia. Imbroccata la strada della val di Susa ecco apparire su in alto, su un picco, la Sacra di san Michele. È la prima volta che la vedo. Non posso non chiedere una deviazione per salire fin lassù. Da quando sono stato a Mont Saint Michel ho imparato che quell’isola è legata a Monte Sant’Angelo sul Gargano e che a metà tra i due c’è la Sacra di san Michele: tre santuari dell’Arcangelo, luoghi che, secondo gli esoterici, hanno particolari forze vitali. Soprattutto un cammino di 2000 chilometri che i pellegrini hanno lungo i secoli.

Della Sacra di san Michele in val di Susa mi avevano a lungo parlato i Rosminiani quando ero stato da loro a Domodossola; re Carlo Alberto l’aveva infatti affidata ad Antonio Rosmini e da allora i Rosminiani ne sono i custodi. Mai avrei immaginato che un giorno vi sarei potuto andare. Sono quelle cose che accadono all’improvviso, completamente inaspettate, un dono che casca dall’alto gratuitamente.



Per certi aspetti ricorda Mont Saint Michel, ma forse è più “selvaggio”. Vi è la stessa ascesa faticosa, gradino dopo gradino, quasi una salita al cielo, ricompensata dalla bellezza delle architetture, della chiesa, dei suoi affreschi, degli antichi ruderi, del panorama… Tutto degno della vigilia dell’Assunta, tra l’altro raffigurata da un bellissimo affresco. La posizione del monastero e la ricca biblioteca hanno ispirato Umberto Eco per il suo romanzo “Il nome della rosa”. Don Carlo, rosminiano, mi regala un libro con la storia ultra millenaria del santuario, testimonianza di fede, di spiritualità, di intensa vita monastica. Ora mi rimane da visitare il luogo di origine della devozione a san Michele Arcangelo, il santuario della Puglia. Chissà…



Il viaggio riprende salendo verso il passo del Moncenisio. Il pensiero torna a quando l’ho attraversato 50 anni fa. Da allora penso di non averlo più percorso. Un bell’anniversario! Un viaggio indimenticabile, quello di allora, che da san Giorgio Canavese ci portò a Aix-en-Provence, perché per strada, su per quei tornanti, si guastò il pulmino che guidavo e rimanemmo due giorni su quelle montagne in attesa che fosse riparato. Erano proprio altri tempi…




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