martedì 26 giugno 2018

Di cielo in cielo


 

Ecco la sesta "puntata" del racconto del Paradiso '49, pubblicato su "Città Nuova".

Sono ormai passati 10 giorni da quel 16 luglio 1949, quando la contemplazione raggiunge una prima compiutezza. Chiara Lubich ha fatto l’esperienza del Padre, del Verbo, di Maria. Rimane lo Spirito Santo.
È il pomeriggio del 26 luglio. Come al solito Chiara entra nella penombra della chiesetta di Tonadico e, assieme alle amiche, si ferma in silenzio davanti all’altare. 

Ed ecco che avverte come il respiro di Gesù nel tabernacolo e da lì sente giungerle in volto quasi un soffio, un venticello leggero come zeffiro: lo Spirito Santo si rende presente e si manifesta, quasi atmosfera del Paradiso. Chiara non lo sa, ma il Concilio di Firenze nel 1439 aveva definito lo Spirito Santo proprio come il respiro di Dio. Molti anni più tardi Giovanni Paolo II dirà che «lo Spirito Santo è come il “respiro” del Risorto». Un vento leggero? Ma è proprio il nome dello “Spirito” Santo, ruach in ebraico, pneuma in greco. Per donarlo, il Signore Risorto aveva alitato sui discepoli (cf. Gv 20, 22). Quel 26 luglio non ci sono reminiscenze bibliche né riflessioni teologiche, c’è semplicemente il manifestarsi dello Spirito e l’esperienza della sua presenza, talmente viva da lasciarsi vedere come colomba che dal tabernacolo si posa sul capo delle ragazze.

La mattina seguente il “viaggio in Paradiso” segna un’ulteriore tappa. La contemplazione di Maria, bellissima e grandissima, avvenuta pochi giorni prima, ha spinto Chiara a desiderare d’essere consacrata a lei, assieme a tutto il gruppo col quale condivide il cammino. Lo chiede a Goesù Eucaristia, subito dopo la santa comunione. Non è un semplice atto devozionale, Gesù trasforma davvero quelle giovani, fuse in una sola “Anima”, in un’altra piccola Maria, al punto che questo soggetto collettivo, l’Anima, avverte di possedere “le carni immacolatizzate” nelle quali Maria è contenuta.
Immacolatizzate? Non è troppo ardito? È semplicemente il compimento dell’azione di Gesù Eucaristia e dello Spirito Santo iniziata col battesimo, la meta alla quale ogni cristiano è chiamato, come leggiamo nella Lettera agli Efesini: il Padre «ci ha scelti… per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità» (1, 3-4). Se ci mettiamo al seguito di Maria «possiamo sperare di essere totalmente purificati dal peccato e di diventare anche noi “santi” e “immacolati”», scriveva Giovanni Paolo II, continuando con una preghiera: «O Maria… insegnaci a credere nella possibilità di una piena immacolatezza».

«Ma quello che avvenne in seguito – scrive Chiara riferendosi al giorno successivo, 28 luglio – è più meraviglioso ancora». Sente nascere in lei, in maniera nuova, la presenza di Gesù. La grazia dell’Immacolata, infatti, non è fine a se stessa. Maria diventa la Madre di Dio. Così la grazia dell’immacolatizzazione di quel drappello di anime attorno a Chiara, fuse in un’unica Anima, porta a una “mistica incarnazione” che trasforma le carni immacolate in carni divinizzate: è il Cristo mistico che continua a formarsi e di cui l’“Anima” è come un bozzetto profetico.
Come al solito la natura accompagna questo evento. Alcuni mesi più tardi Chiara racconta che in quel giorno, mentre saliva con le sue compagne verso la chiesetta alpina di san Vittore, «il sole cadeva a perpendicolo sul mio capo mentre nella chiesetta il sacerdote che ci aveva dato la comunione – ignaro dell’avvenimento –, cantava il “Magnificat” e le campane suonavano a stormo. Uscendo dalla chiesetta abbiamo visto Arcangela, che ne era la custode, chiudere il cancello del piccolo cimitero attiguo. Mi sembrò un segno che la morte era stata bandita».

Immacolatizzata e divinizzata, l’“Anima” è ormai costituita tale in pienezza, pronta per una nuova e più profonda immersione nelle realtà di cielo. Avendo messo a base della loro vita l’unità, Chiara e il suo gruppo sono Gesù che cammina. La Via in loro si fa Viatore e, a partire dal mese di agosto, conduce l’Anima in comprensioni ed esperienze sempre nuove.

Non è possibile, in poche pagine, seguire Chiara in questa nuova intensa tappa del suo viaggio. Sarà un susseguirsi di “quadri”, circa centocinquanta, che lei chiama le “realtà”. Vede le verità della fede, ma vivendole da una prospettiva particolare: dall’Uno, dalla Trinità. È un camminare “di cielo in cielo”, entrando in sempre nuove comprensioni del Regno dei cieli, perché la vita in Paradiso non è stasi: è una scoperta continua. È un preludio, un assaggio della glorificazione che ci attende quando «noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, verremo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore» (2 Cor 3, 18).

 

Gustare il Paradiso ’49


«Entrati nel Regno dei Cieli, in Seno al Padre, siamo eternamente nella Radice che è il Padre, per cui la vita è eterna e la linfa che scorre in questa radice è amore».

Cielo e terra, increato e creato nascono dal Padre che è vita e la sua vita è Amore. L’amore è dunque la sostanza di tutto e per vivere occorre essere “innestati” nel Padre, ossia nell’amore: vivere secondo “natura”, come figli del Padre; essere amore e amare.

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