Questo
pomeriggio era un po’ triste del solito. Povero san Pietro, addobbato da Babbo
Natale come per ogni festa, con tanto di piviale rosso e tiara, cose che da
vivo non ha mai indossato e che ora da morto deve sopportare, al pari del bacio
del piede…
In
compenso in basilica c’era aria di grande gioia: 14 nuovi cardinali, scelti con
i soliti criteri di papa Francesco: da ogni parte e non sempre le persone più
note.
Il
Patriarca di Babilonia dei Caldei, l’Iraq, all’inizio, ringraziando il papa, ha
spiegato chiaramente che la nomina non è né un onore né una promozione, ma
semplicemente la chiamata ad un servizio più grande e responsale della Chiesa. Il
discorso del papa, particolarmente bello, ho ha ribadito: «L’unica autorità
credibile è quella che nasce dal mettersi ai piedi degli altri per servire
Cristo… cresce con la capacità di promuovere la dignità dell’altro, di ungere
l’altro, per guarire le sue ferite e la sua speranza tante volte offesa… Questa
è la più alta onorificenza che possiamo ottenere, la maggiore promozione che ci
possa essere conferita: servire Cristo nel popolo fedele di Dio, nell’affamato,
nel dimenticato, nel carcerato, nel malato, nel tossicodipendente,
nell’abbandonato, in persone concrete con le loro storie e speranze, con le
loro attese e delusioni, con le loro sofferenze e ferite. Solo così l’autorità
del pastore avrà il sapore del Vangelo… Nessuno di noi deve sentirsi superiore
ad alcuno… Nessuno di noi deve guardare gli altri dall’alto in basso. Possiamo
guardare così una persona solo quando la aiutiamo ad alzarsi».
Quel
rosso della porpora che i cardinali indossano dovrebbe essere il segno di una
testimonianza radicale al Cristo e al Vangelo fino al martirio.
D’improvviso
un concerto di fiati: le trombe suonano su in alto, da uno dei balconi che si
affacciano sul baldacchino del Bernini, mentre gli ottoni accompagnano dal
basso, prendendoci dentro un’armonia di paradiso.
Finita
la cerimonia sono iniziate quelle che una volta si chiamavano “le visite di
calore”, ossia il saluto ai vari cardinali, dislocati in diversi locali. Avrei
voluto salutare più di uno, soprattutto Aquilino Bocos, nominato cardinale a 80
anni, forse solo per mettere in luce il valore della vita consacrata che, da
buon Claretiano, ha servito con passione per tanti anni. Ma avrò occasione di
incontralo personalmente domani.
Mi
sono quindi diretto, assieme agli amici, dal neo cardinale Becciu, che riceveva
nella sala regia, uno dei luoghi più belli dei palazzi vaticani. È stata un’autentica
“visita di calore” visto il gran caldo e la lunga fila di due ore regolata
dalle guardie svizzere. Valeva la pena, anche solo per guardargli negli occhi e
fargli sentire l’affetto e l’amicizia. C’era tutta la Sardegna a salutare il
suo cardinale, una folla di parenti, amici, persone le più varie, con i costumi
tradizionali, la fisarmonica, la chitarra… davvero una festa di popolo.
È proprio
vero quello che ha detto il papa, sempre nella sua omelia: «Il Signore si
prende cura del suo popolo…»
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