giovedì 28 giugno 2018

Rosso cardinale



Questo pomeriggio era un po’ triste del solito. Povero san Pietro, addobbato da Babbo Natale come per ogni festa, con tanto di piviale rosso e tiara, cose che da vivo non ha mai indossato e che ora da morto deve sopportare, al pari del bacio del piede…
In compenso in basilica c’era aria di grande gioia: 14 nuovi cardinali, scelti con i soliti criteri di papa Francesco: da ogni parte e non sempre le persone più note.


Il Patriarca di Babilonia dei Caldei, l’Iraq, all’inizio, ringraziando il papa, ha spiegato chiaramente che la nomina non è né un onore né una promozione, ma semplicemente la chiamata ad un servizio più grande e responsale della Chiesa. Il discorso del papa, particolarmente bello, ho ha ribadito: «L’unica autorità credibile è quella che nasce dal mettersi ai piedi degli altri per servire Cristo… cresce con la capacità di promuovere la dignità dell’altro, di ungere l’altro, per guarire le sue ferite e la sua speranza tante volte offesa… Questa è la più alta onorificenza che possiamo ottenere, la maggiore promozione che ci possa essere conferita: servire Cristo nel popolo fedele di Dio, nell’affamato, nel dimenticato, nel carcerato, nel malato, nel tossicodipendente, nell’abbandonato, in persone concrete con le loro storie e speranze, con le loro attese e delusioni, con le loro sofferenze e ferite. Solo così l’autorità del pastore avrà il sapore del Vangelo… Nessuno di noi deve sentirsi superiore ad alcuno… Nessuno di noi deve guardare gli altri dall’alto in basso. Possiamo guardare così una persona solo quando la aiutiamo ad alzarsi».
Quel rosso della porpora che i cardinali indossano dovrebbe essere il segno di una testimonianza radicale al Cristo e al Vangelo fino al martirio.

D’improvviso un concerto di fiati: le trombe suonano su in alto, da uno dei balconi che si affacciano sul baldacchino del Bernini, mentre gli ottoni accompagnano dal basso, prendendoci dentro un’armonia di paradiso.


Finita la cerimonia sono iniziate quelle che una volta si chiamavano “le visite di calore”, ossia il saluto ai vari cardinali, dislocati in diversi locali. Avrei voluto salutare più di uno, soprattutto Aquilino Bocos, nominato cardinale a 80 anni, forse solo per mettere in luce il valore della vita consacrata che, da buon Claretiano, ha servito con passione per tanti anni. Ma avrò occasione di incontralo personalmente domani.
Mi sono quindi diretto, assieme agli amici, dal neo cardinale Becciu, che riceveva nella sala regia, uno dei luoghi più belli dei palazzi vaticani. È stata un’autentica “visita di calore” visto il gran caldo e la lunga fila di due ore regolata dalle guardie svizzere. Valeva la pena, anche solo per guardargli negli occhi e fargli sentire l’affetto e l’amicizia. C’era tutta la Sardegna a salutare il suo cardinale, una folla di parenti, amici, persone le più varie, con i costumi tradizionali, la fisarmonica, la chitarra… davvero una festa di popolo.
È proprio vero quello che ha detto il papa, sempre nella sua omelia: «Il Signore si prende cura del suo popolo…»


Nessun commento:

Posta un commento