lunedì 11 giugno 2018

Maria nel cenacolo



Trinità dei Monti: ultimo incontro, bellissimo come sempre, che si è concluso sulla terrazza dei due campanili, con una visione di Roma straordinaria. Siamo un piccolo gruppo, una ventina, ma si crea una tale comunione che siamo penetrati da una gioia profonda.
Questa volta ho tenuto io la meditazione, su Maria nel cenacolo.

Se leggiamo gli Atti degli Apostoli, la presenza di Maria nel cenacolo appare piuttosto marginale, viene nominata senza affidarle darle particolare rilievo e senza riconoscerle un particolare ruolo. Al centro appare indubbiamente Pietro, che da subito appare colui al quale il Signore risorto ha affidato il compito di pascere il gregge (cf. Gv 21, 16-17). È il primo nell’elenco dei presenti ed è colui che si alza in piedi in mezzo ai fratelli per proporre la sostituzione di Giuda (At 1, 13. 15).
Se guardiamo l’iconografia che per secoli ha accompagnato la riflessione e la preghiera della Chiesa, al centro del cenacolo non è collocato Pietro, ma Maria con gli apostoli che le fanno corona, affidando a lei il primato nella Chiesa nascente. A lei è riservato “il primo posto”, per usare le parole del Concilio Vaticano II (cf. Lumen gentium 63).

Sembra esservi una dicotomia tra il dato scritturistico, secondo il quale è Pietro a “presiedere” il cenacolo, e quello della tradizione, che dà a Maria il primato. Sono due prospettive complementari, che esprimo la dimensione gerarchica e carismatica della nascente comunità. Si staglia il “profilo mariano” della Chiesa così vigorosamente messo in luce da Giovanni Paolo II, che segue l’insegnamento di Hans Ur von Balthasar. A Pietro, Primo degli Apostoli, è affidato il compito di confermare nella fede in Gesù (cf. Lc 22, 31-33), l’universale servizio pastorale (cf. Mt 16, 13-20; Gv 21, 15-19), il Memoriale eucaristico, per rendere presente nei tempi della Chiesa la Pasqua di Cristo. A Maria il compito di accogliere il dono di Dio e di farlo fruttificare nella fedeltà dell’amore, personificazione della Chiesa senza macchia né ruga, santa ed immacolata (cf. Ef 5, 25-33).


Nel documento sulla donna, Mulieris dignitatem, Giovanni Paolo II ha scritto: «Si può dire che la Chiesa è insieme “mariana” e “apostolico-petrina”» (n. 27). In una lunga nota il Papa esplicita:
Questo profilo mariano è altrettanto – se non lo è di più – fondamentale e caratterizzante per la Chiesa quanto il profilo apostolico e petrino, al quale è profondamente unito (…) la dimensione mariana della Chiesa antecede quella petrina, pur essendole strettamente unita e complementare. Maria, l’Immacolata, precede ogni altro, e, ovviamente, lo stesso Pietro e gli apostoli, non solo perché provenendo dalla massa del genere umano che nasce sotto il peccato, fanno parte della Chiesa "sancta ex peccatoribus", ma anche perché il loro triplice munus non mira ad altro che a formare la Chiesa in quell’ideale di santità che è già preformato e prefigurato in Maria. Come bene ha detto un teologo contemporaneo, “Maria è regina degli apostoli, senza pretendere per sé i poteri apostolici. Essa ha altro e di più”. (H. U. von Balthasar, Neue Klarstellungen, trad. ital., Milano 1980, p. 181) (nota 55).
Il principio mariano fa ricordare che la Chiesa è edificata non soltanto sugli apostoli ma anche sui profeti (cf. Ef 2, 20) e manifesta un aspetto carismatico, spirituale, di santità, di cui il ministero apostolico è a servizio.


Con alcuni dei partecipanti
Il chiostro di Trinità dei Monti
Possiamo allora intuire il compito di Maria tra i discepoli nel cenacolo. Gesù aveva chiamato i suoi “amici” e li considerava tale personalmente, uno per uno, a cominciare da Giuda. Amici del Signore avrebbero dovuto diventare amici tra di loro. Fratelli lo siamo per nascita, amici lo si diventa per scelta e l’amicizia esige un cammino a volte lungo e faticoso. Maria, grazie al modo unico con cui ai piedi della croce aveva condiviso la passione del Figlio, fino ad essere partecipe della sua redenzione come “socia” (cf. Lumen gentium, 61), è diventata un altro Cristo, in pienezza; nessuno può dire meglio di lei: «Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2, 20).
In una maniera del tutto sua, carismatica, ella è presenza di Gesù nel cenacolo, dove è diventata Madre della Chiesa. Nel cenacolo la sua famiglia è riunita attorno a lei, come attorno alla madre. La sua presenza, forse silenziosa, aiuta i discepoli a riconoscersi fratelli, a vivere l’amore reciproco comandato da Gesù pochi giorni prima, a rendere presente l’unità che egli aveva chiesto al Padre, a diventare amici in un’autentica fraternità agapica. Il cenacolo è il primo luogo dove la Madre di Gesù esercita la sua maternità ecclesiale. Da allora ella vive nella comunità dei credenti di tutti i tempi, è presente come la madre di Gesù dovunque ci siano discepoli del Signore, in ogni luogo dove donne e uomini si radunano per essere testimoni del Risorto.


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