Trinità
dei Monti: ultimo incontro, bellissimo come sempre, che si è concluso sulla terrazza dei due campanili, con una visione di Roma straordinaria. Siamo un piccolo gruppo, una ventina, ma
si crea una tale comunione che siamo penetrati da una gioia profonda.
Questa
volta ho tenuto io la meditazione, su Maria nel cenacolo.
Se leggiamo gli Atti degli Apostoli, la presenza di Maria nel cenacolo appare
piuttosto marginale, viene nominata senza affidarle darle particolare
rilievo e senza riconoscerle un particolare ruolo. Al centro appare indubbiamente Pietro, che da subito appare colui
al quale il Signore risorto ha affidato il compito di pascere il gregge (cf. Gv 21, 16-17). È il primo nell’elenco
dei presenti ed è colui che si alza in piedi in mezzo ai fratelli per proporre
la sostituzione di Giuda (At 1, 13. 15).
Se guardiamo l’iconografia che per
secoli ha accompagnato la riflessione e la preghiera della Chiesa, al centro del cenacolo non è collocato
Pietro, ma Maria con gli apostoli che le fanno corona, affidando a lei il
primato nella Chiesa nascente. A lei è riservato “il primo posto”, per usare le
parole del Concilio Vaticano II (cf. Lumen
gentium 63).
Sembra esservi una dicotomia tra il dato
scritturistico, secondo il quale è Pietro a “presiedere” il cenacolo, e quello della tradizione, che dà a
Maria il primato. Sono due prospettive
complementari, che esprimo la dimensione gerarchica e carismatica della
nascente comunità. Si staglia il
“profilo mariano” della Chiesa così vigorosamente messo in luce da Giovanni
Paolo II, che segue l’insegnamento di Hans Ur von Balthasar. A Pietro, Primo
degli Apostoli, è affidato il compito di confermare nella fede in Gesù (cf. Lc 22, 31-33), l’universale servizio
pastorale (cf. Mt 16, 13-20; Gv 21, 15-19), il Memoriale eucaristico,
per rendere presente nei tempi della Chiesa la Pasqua di Cristo. A Maria il
compito di accogliere il dono di Dio e di farlo fruttificare nella fedeltà
dell’amore, personificazione della Chiesa senza macchia né ruga, santa ed
immacolata (cf. Ef 5, 25-33).
Nel
documento sulla donna, Mulieris
dignitatem, Giovanni Paolo II ha scritto: «Si può dire che la Chiesa è insieme “mariana” e “apostolico-petrina”»
(n. 27). In una lunga nota il Papa esplicita:
Questo profilo mariano è
altrettanto – se non lo è di più – fondamentale e caratterizzante per la Chiesa
quanto il profilo apostolico e petrino, al quale è profondamente
unito (…) la dimensione mariana della Chiesa antecede quella petrina, pur
essendole strettamente unita e complementare. Maria, l’Immacolata, precede ogni
altro, e, ovviamente, lo stesso Pietro e gli apostoli, non solo perché
provenendo dalla massa del genere umano che nasce sotto il peccato, fanno parte
della Chiesa "sancta ex peccatoribus", ma anche perché il loro
triplice munus non mira ad altro che a formare la Chiesa in quell’ideale di
santità che è già preformato e prefigurato in Maria. Come bene ha detto un
teologo contemporaneo, “Maria è regina degli apostoli, senza
pretendere per sé i poteri apostolici. Essa ha altro e di più”. (H. U. von
Balthasar, Neue Klarstellungen, trad. ital., Milano 1980, p. 181)
(nota 55).
Il
principio mariano fa ricordare che la Chiesa è edificata non soltanto sugli
apostoli ma anche sui profeti (cf. Ef
2, 20) e manifesta un aspetto carismatico, spirituale, di santità, di cui il
ministero apostolico è a servizio.
Con alcuni dei partecipanti |
Il chiostro di Trinità dei Monti |
Possiamo allora intuire il compito di Maria
tra i discepoli nel cenacolo. Gesù aveva chiamato i suoi “amici” e li
considerava tale personalmente, uno per uno, a cominciare da Giuda. Amici del
Signore avrebbero dovuto diventare amici tra di loro. Fratelli lo siamo per
nascita, amici lo si diventa per scelta e l’amicizia esige un cammino a volte lungo
e faticoso. Maria, grazie al modo unico con cui ai piedi della croce aveva
condiviso la passione del Figlio, fino ad essere partecipe della sua redenzione
come “socia” (cf. Lumen gentium, 61),
è diventata un altro Cristo, in pienezza; nessuno può dire meglio di lei: «Sono
stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2, 20).
In una
maniera del tutto sua, carismatica, ella è
presenza di Gesù nel cenacolo, dove è diventata Madre della Chiesa. Nel
cenacolo la sua famiglia è riunita attorno a lei, come attorno alla madre. La
sua presenza, forse silenziosa, aiuta i discepoli a riconoscersi fratelli, a
vivere l’amore reciproco comandato da Gesù pochi giorni prima, a rendere
presente l’unità che egli aveva chiesto al Padre, a diventare amici in un’autentica
fraternità agapica. Il cenacolo è il primo luogo dove la Madre di Gesù esercita
la sua maternità ecclesiale. Da allora
ella vive nella comunità dei credenti di tutti i tempi, è presente come la
madre di Gesù dovunque ci siano discepoli del Signore, in ogni luogo dove
donne e uomini si radunano per essere testimoni del Risorto.
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