«Così è il regno di Dio:
come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di
giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa» (Mc
4, 26-34).
I farisei e gli erodiani
hanno già deciso di ucciderlo, i suoi familiari lo hanno preso per pazzo, gli
scribi lo accusano di essere indemoniato. La missione di Gesù sembra fallita. Ecco
allora che egli narra del Regno dei cieli che, nonostante le umili origini e le
avversità, cresce e si espande in maniera misteriosa ma certa.
Ricorda alla folla le leggi
della natura, il paradosso del seme che porta frutto dopo essere stato
seminato e morto nella terra. È la parabola della sua vita. Proprio nel momento
in cui è incompreso, tradito, ucciso, egli dona la vita al mondo, spalancandolo
verso il Regno dei cieli.
I discepoli se ne sono
ricordati quando anche essi hanno preso ad annunciare la buona
novella. Anche loro hanno sperimentato opposizioni, persecuzioni, fallimenti.
Erano partiti pieni di coraggio e di entusiasmo, animati dal fuoco della
Pentecoste. Poi hanno avvertito i propri limiti e la debolezza, si sono
spaventati davanti all’immensità della missione ricevuta: un pugno di persone
semplici davanti a un impero potente e inespugnabile. Allora hanno capito la
parabola.
«Ti basta la mia grazia», si
sente dire l’apostolo Paolo, che ha finalmente compreso che proprio nella sua
debolezza si trova la sua forza, perché in essa si manifestava pienamente la
tua potenza (cf. 2 Cor 12, 9).
La parabola continua anche con noi. Il nostro annuncio e la nostra testimonianza spesso
sembrano cadere su un terreno indifferente, quando non ostile. Il suolo è
accidentato e inquinato da violenze, rapine, insulti, vilipendi, trivialità. A
chi interessa ormai sentire parlare di Gesù e del suo vangelo? Sono ben altre
le attrattive e le cose ritenute importanti: gli affari, la carriera, il
successo, la politica, gli hobby, gli acquisti.
E poi non c’è più tempo per
ascoltare, c’è la palestra, la navigazione sul web, lo sport. Cresce o no il
Regno di Dio? Il numero dei credenti è in regresso, le chiese si trasformano in
negozi, i simboli religiosi sono banditi dai luoghi pubblici. Verrebbe da
scoraggiarsi.
Per questo occorre continuare
a narrare la parabola e ricordare che la vita nuova portata da Gesù ha in sé
una inarrestabile forza intrinseca. Dobbiamo certo seminare, ma i frutti non
dipendono dalla nostra intraprendenza: «dorma o vegli, di notte o di giorno,
il seme germoglia e cresce».
La coscienza della nostra
debolezza, piccolezza, inadeguatezza non può dunque fermarci. Non dobbiamo
neppure preoccuparci se il terreno è buono oppure no, se accoglie o rifiuta il
seme della Parola, se la società ci è favorevole o avversa. Chi conosce il
cuore dell’uomo?
Il Regno di Dio è “di Dio”,
e noi crediamo che lo porta avanti Dio, per vie misteriose e infallibili.
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