Sull’isola di Lantau, la più grande
dell’arcipelago di Hong Kong, ricordo quando molti anni fa salii sulla montagna
dove si trova la statua del Buddha più grande del mondo. Alcuni monaci mi introdussero
in una sala del tempio riccamente decorata e mi offrirono il tè. Quando entrò
“Grande come il mare”, il monaco che ero andato trovare, mi sembrò di rivedere
i tratti della grande statua sulla montagna, dove il Buddha appare pacifico,
sorridente e infonde pace e serenità. Nel monaco la stessa pace, la stessa
calma, la stessa serenità. Con in più gli occhi che brillavano di luce e una
voce dolce e calda.
Parlammo del cammino di
purificazione, di come arrivare a possedere un cuore integro, dell’itinerario
di luce che libera l’uomo dal groviglio dei desideri e delle passioni, dai
sette vizi capitali, come anche lui li chiamava.
“Grande come il mare” tesse l’elogio
delle religioni, di tutte le religioni, del loro compito straordinario:
liberare l’uomo e introdurlo nella pace.
Il messaggio di "Grande come il mare" |
Gli chiesi un messaggio. Si ritirò
nella stanza accanto e poco dopo tornò con un foglio su cui aveva tracciato
pochi caratteri cinesi. Me lo porse come mi donasse qualcosa di sé.
Chiesi poi a più persone di leggermi
quel breve scritto. Ognuno provava quasi imbarazzo a tradurre, come se avesse
paura di rovinare un dipinto. Mi dicevano soltanto: che belle parole, che bei
caratteri... Gli ideogrammi cinesi non si leggono, si contemplano, come
disegni. Sono una pittura che parla. Quelli che aveva disegnato per me “Grande
come il mare” non erano di facile lettura, scritti in un cinese antico e
poetico:
“Il cuore del Buddha è in ogni
vivente,
per questo tutti siamo già uno.
A Padre Fabio. Grande come il Mare”.
Oggi “Grande come il Mare” non c’è
più, è ormai in cielo… siamo già uno!
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