lunedì 6 maggio 2013

Hong Kong, tra grattacieli e natura


Domenica. La cappella della parrocchia, al primo piano dell’edificio scolastico, non può contenere tutta la gente che viene a messa. Così la sala della scuola, che serve da palestra, teatro, luogo di riunioni, si trasforma in chiesa. Si succedono messe in cinese, inglese, filippino. La messa in lingua filippina è nel pomeriggio, ma fin dal primo mattino i filippini invadono casa e scuola e vi si accampano per tutta la giornata: cucinano, cantano, tagliano i capelli, parlano, si aiutano... Quello della pastorale tra gli immigrati è uno dei ministeri degli Oblati in Hong Kong. Sono 150.000 i filippini – soprattutto le filippine – che lavorano nei lavori domestici e come badanti, ma vi sono anche indonesiani, indiani, polacchi… Per fortuna gli Oblati provengono un po’ da tutte queste nazioni e possono far casa a queste persone fuori casa.

Con Giovanni Zevola e Paul – ambedue dalla Cina continentale – facciamo una passeggiata in questa metropoli affastellata su grattacieli e grattacieli: 18 milioni di abitanti e ogni giorno vengono registrati 200, 300 nuovi abitanti provenienti dalla Cina continentale. Attraversiamo in battello il breve braccio di mare che separa Kowloon dall’isola di Hong Kong (al ritorno passiamo con il bus attraverso il tunnel), camminiamo col naso all’insù tra la selva di grattaceli metallici che fanno a gara a chi sale più in alto, ci mischiamo tra la gente che affolla le gallerie pedonali, incrociamo migliaia di turisti provenienti dalla Cina continentale avidi di comprare di tutto nei galattici modernissimi negozi dalle grandi firme.
Ma è bastato prende un autobus, salire sulle montagne e scendere dall’altra parte dell’isola per essere subito immersi nel verde, e vedere baie, insenature, isole disegnate del grande Artista che non manca certo di fantasia: com’è bello il mondo, come lui l’ha fatto!

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