Cafarnao |
3 dicembre, il Vangelo del giorno
Verranno dall’oriente
e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno
dei cieli (Mt 8, 1-11).
È la prima volta che Gesù si incontra a tu per tu con una
persona che non appartiene al suo popolo. Un popolo scelto da Dio, quello di
Israele, preparato da secoli per accogliere l’annuncio del Regno dei cieli.
Eppure, nascostamente, Dio ha operando anche in uomini e donne di altri popoli,
come nei confronti del centurione romano di stanza a Cafarnao, aprendo loro il
cuore alla buona novella. In lui Gesù intravede già la grande ricchezza e
varietà della sua comunità, che non conosce confini di spazi o di culture:
tutti sono candidati al Regno di Dio che, con una immagine che spesso ricorre nel
Vangelo, è raffigurato come una grande riunione di famiglia, dove si sta insieme
attorno alla stessa mensa, e ci si riconosce fratelli e sorelle.
La liturgia di oggi ci fa leggere il presente passo
evangelico pensando a san Francesco Saverio, che è stato strumento per invitare
alla tavola comune i popoli dell’Oriente. Potremo sederci anche noi alla mensa
nel regno dei cieli? La condizione per esservi ammessi è la fede, quella
fiducia piena in Gesù, quell’adesione e totale abbandono a lui di cui il
centurione è testimone.
Il
3 dicembre 1995, prima domenica d’Avvento, Giovanni Paolo II proclamava santo
Eugenio de Mazenod. In quell’occasione parlò di lui come di colui come autentico missionari, che apre la via a Gesù, proclamandolo Uomo dell'Avvento:
La venuta del Figlio
dell’uomo è il tema dell’Avvento. Inizia, così, il tempo del nuovo Anno
Liturgico. Guardiamo già verso la notte di Betlemme. Pensiamo a quella venuta
del Figlio di Dio che ormai appartiene alla nostra storia, anzi in
un modo mirabile l’ha formata come storia dei
singoli individui, delle nazioni e dell’umanità. Sappiamo, inoltre, con
certezza che, dopo quella venuta, abbiamo per sempre davanti
a noi una seconda venuta del Figlio dell’uomo, di
Cristo. Viviamo nel secondo Avvento, nell’Avvento della storia del mondo, della
storia della Chiesa, e nella Celebrazione eucaristica ripetiamo ogni giorno la
nostra fiduciosa attesa della sua venuta.
Il Beato Eugenio de Mazenod,
che la Chiesa oggi proclama santo, fu un uomo dell’Avvento, uomo della Venuta.
Egli non soltanto guardò verso quella Venuta, ma, come Vescovo e Fondatore
della Congregazione degli Oblati di Maria Immacolata, dedicò tutta la sua vita
a prepararla. (…)Eugenio de Mazenod fu uno di quegli apostoli, che prepararono
i tempi moderni, i tempi nostri. (…) De Mazenod fu consapevole che il
mandato di ogni Vescovo e di ogni Chiesa locale è in se stesso missionario e
fece in modo che anche l’antichissima Chiesa di Marsiglia, i cui inizi
risalgono al periodo subapostolico, potesse adempiere in maniera esemplare la
sua vocazione missionaria, sotto la guida del suo Pastore. In questo
consistette l’impegno di sant’Eugenio, in ordine alla seconda venuta di Cristo,
che tutti attendiamo con viva speranza. (…)
Oggi la
Chiesa rende grazie a Dio per sant’Eugenio de Mazenod, apostolo del suo
tempo, il quale, rivestitosi del Signore Gesù Cristo, spese la sua vita nel
servizio al Vangelo di Dio. Rendiamo grazie a Dio per la
grande trasformazione compiutasi mediante
l’opera di questo Vescovo. Il suo influsso non si limita all’epoca in cui egli
visse, ma continua ad agire anche sul nostro tempo. Infatti il bene compiuto in
virtù dello Spirito Santo non perisce, ma dura in ogni “ora” della storia.
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