Alla vigilia del Concilio il
cardinale Léger di Montréal indirizzò a Giovanni XXIII una Supplica firmata
anche da altri cardinali (Frings, Döpfner, König, Alfrink, Suenens e Liénart),
nella quale si chiedeva “il rispetto verso tutti, anche verso coloro che sono
nell’errore o che condividono solo una verità troppo parziale, un atteggiamento
di profonda benevolenza verso tutti i valori umani autentici, un atteggiamento
accogliente verso ogni verità, da qualunque parte venga, che siano grandi
culture non cristiane, scienze e tecniche nuove del nostro tempo, valori
cristiani conservati presso i nostri fratelli separati o valori religiosi
autentici, nascosti nel cuore di alcune religioni non cristiane”. Si chiedeva una
“sollecitudine verso gli uomini, un atteggiamento di simpatia, di apertura, di
partecipazione, di accoglienza di tutte
le ricchezze di questo mondo…”
Oggi ho letto che già nel 1936 Teilhard
de Chardin scriveva: “Che il Cristianesimo accetti finalmente senza reticenze
le nuove dimensioni (spaziali, temporali, psicologiche) del Mondo attorno a
noi. Non si converte se non quello che si ama. Se il cristiano non è in
completa simpatia col mondo nascente, se non prova in se stesso le aspirazioni e
le ansietà del mondo moderno, se non lasciare crescere nel suo essere il senso
dell’umano, non realizzerà mai la sintesi liberatrice tra la terra e il cielo
da cui può nascere la manifestazione ultima del Cristo universale… Immergersi per emergere e sollevarsi. Partecipare per sublimare. Questa è la legge stessa dell’Incarnazione”.
Il Concilio, a cominciare dal
discorso d’apertura di Giovanni XXIII, ha rivolto questo sguardo di “simpatia”
e d’amore, di solidarietà e di condivisione verso la società contemporanea. “Le gioie e le speranze – scriverà il Concilio nel suo
ultimo documento, la Gaudium et spes –,
le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di
tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le
angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi
eco nel loro cuore”.
Non
possiamo rinnegare il Concilio!
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