Questa mattina ho incontrato il
Cardinale Dionigi Tettamanzi ritiratosi
a Villa Sacro Cuore a Triuggio. Un’anima solare, un volto luminosissimo, un
cuore d’oro. Quando lasciò la guida della diocesi di Milano nell’omelia ricordò:
«Fin
dall’inizio del mio servizio episcopale ho voluto incoraggiare ad assumere con
grande serietà la sfida di annunciare ancora e sempre il Vangelo..., non tanto
con le parole, ma innanzitutto con una testimonianza personale della verità di
Gesù Cristo e della bellezza della fede in una società che è in cerca di
speranza». È quanto ha fatto lui stesso venendo a salutare il
convegno dell’USMI, CISM, CIIS, tutto il fronte della vita consacrata lombarda.
Ero lì attirato dal titolo del
convegno: “Concilio Vaticano II e Vita Consacrata: a cinquant’anni dall’inizio
di un evento profetico”. Avevo accettato di offrire una mia relazione – “Le
radicali proposte di rinnovamento del Concilio Vaticano II alla Vita
Consacrata: come viverle nella complessa società attuale?” – anche per una
specie di riscatto morale. Ero
venuto a parlare a Milano 30 anni fa, alla facoltà teologica dell’Italia
settentrionale. Fui contestato. Da allora non sono più tornato a Milano.
Oggi mi è stata offerta un’altra chance, e grazie a Dio è
andata bene.
Ho così potuto visitare questa famosa casa di Triuggio e
godere, da bel mezzo della Brianza, la visione delle Prealpi appena innevate e,
dall’altra parte, lontani i grattacieli di Milano.
Appartenuta alla famiglia di Antonio Morigia che assieme
a Sant’Antonio Maria Zaccaria aveva fondato l’Ordine dei Padri Barnabiti, la
villa fu lasciata ai questi religiosi. Ospitò
San Carlo Borromeo e il suo confessore Sant’Alessandro Sauli, divenuto Vescovo
in Corsica e difensore dell’isola sempre minacciata dai Turchi. Dopo la soppressione Napoleonica la
casa fu riscattata dalla Compagnia
di Gesù e da allora divenne casa di esercizi. Oggi in mano alla diocesi di
Milano, continua la sua missione ed è, come scriveva Martini “luogo nel quale
accogliere il popolo di Dio per accostarlo alla Parola del Signore, per fargli
gustare, per insegnargli a leggere la propria vita nella Sua Luce".
Al termine del convegno, l’incaricato della casa, vedendo sul tavolo della
sala la scritta con il mio nome, assieme a quelli dei presidenti, esclama a
gran voce: “Chissà se i vostri nomi sono scritti anche in cielo!” Questo solo
vale. Infatti poco dopo, vedo le scritte gettate nel cestino…
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