Prima di lasciare Marino un ultimo sguardo nella luce dell’alba. E si stagliano i cipressi, fedeli custodi, ben dritti, impassibili. Quasi un segno della fedeltà di un’esperienza che chiede di continuare.
Da qui è partita una
vita nuova che tanto ha rinnovato tra gli Oblati. Come ogni vita che nasce ha creato
anche scompiglio, ha generato sofferenza, prese di posizione contrastanti…
Eppure ha rinnovato la formazione, la missione, e soprattutto lo stile di vita.
Quanti giovani sono
passati da questa casa? Da tutta Italia, dall’estero. Quanti Oblati hanno
trovato qui la loro vocazione. Centro Giovanile e Noviziato sono stati vissuti
come momenti di freschezza evangelica, di entusiasmo: tutto sembrava possibile,
si apriva davanti un futuro pieno di speranza, si è sperimentata una fraternità
semplice e sincera, una presenza viva di Gesù fra tutti. Si è creduto al
Vangelo. Si sono messi radici in Dio.
Poi… Poi la vita si fa
complessa, sopraggiungono delusioni, difficoltà, prove, momenti di buio, rivalità…
Di tanto in tanto
occorre tornare a Marino. A tutti quelli che qui hanno iniziato, prima o poi
Gesù ripete: “Vi aspetto in Galilea”, “Vi aspetto a Marino”.
Dobbiamo tornare a
Marino, senza remore, senza difese, da soli, a gruppi, tutti insieme, per bere
nuovamente a quell’acqua fresca, per ritrovare l’idealità che ha animato gli
inizi di ciascuno di noi, per riassaporare la bellezza dei rapporti semplici,
per metterci ancora una volta, con nuova maturità, davanti a Gesù che ci chiede
soltanto: “Mi ami tu?
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