venerdì 16 agosto 2024

A Vallada con p. Ettore Andrich guardando oltre le stelle

Vallada, un luogo carismatico? Sicuramente mitico. Quando venni per la prima volta nel 1968 mi misi sul primo sedile del pullman per guardare, incantato, le montagne che si levavano dritte sulle rocce. Scesi a Celat e chiedendo – allora non c’era il gps – iniziai a salire con la mia valigetta fino ad Andrich. Gli oblati mi videro in fondo al prato davanti alla casa dove erano alloggiati e scesero per accogliermi festosi.

Questa volta è venuto Andrea a prendermi alla stazione di Mestre, un ragazzo di vent’anni, alto, gioioso. I suoi genitori si sono conosciuti a Vallada, agli incontri di p. Ettore e una volta sposati hanno comprato casa ad Andrich! Rivedo le montagne di allora. Non sono cambiate! È invece cambiata la strada che porta ad Andrich, ormai c’è una circonvallazione! Ad attendermi sotto i tendoni – anche questa per me una novità – 180 persone, riunite a pranzo: sono gli amici di p. Ettore. C’è addirittura una associazione degli amici di p. Ettore! Si chiama Ninfea, acronimo per: Noi Insieme Famiglie Ettore Andrich. Potenza di p. Ettore che ha dedicato tutta la sua vita alle missioni popolari e alle famiglie.

Dopo pranzo saliamo a San Simon la chiesa che solitaria dal 1200 domina l’intera vallata. 

Sono tornato a Roma dalla Francia il 14 notte e il 15 sono qui a presentare il libro su p. Ettore. Anzi, due libri: la biografia scritta da p. Alberto Gnemmi 

https://fabiociardi.blogspot.com/2024/08/ettore-andrich-ritratto-di-un.html

e “Guardando oltre le stelle. A dieci anni dalla sua scomparsa P. Ettore Andrich ci parla ancora”, una raccolta di testimonianze sulla sua vita e una breve raccolta di suoi pensieri.

L’antica chiesa monumentale è gremita. Presento i libri e do la voce ai testimoni e ai canti di p. Ettore. Sembra incredibile che un uomo così abbia potuto incidere tanto profondamente sulle persone. I racconti sono intensi. Ne esce fuori una figura viva, graffiante, umana, poliedrica, lontanissima da ogni oleografia.

Due ore d’incanto. E chi vorrebbe più andare via? Ritrovo volti conosciuti più di 50 anni fa: fisicamente siamo cambiati, ma siamo gli stessi. Come Sara, una ragazza che allora veniva a prepararci da mangiare. “Lavorano negli alberghi – mi racconta oggi – ma che differenza venire da voi. Era tutto un altro mondo. C’era una armonia…”. C’è Ester, la figlia di Orazio, il mio coetaneo che il giorno dopo che arrivai a Vallada mi portò sul Civetta; non avevo mai fatto una ferrata. Quella volta tutta Vallada era col fiato sospeso e non vedendoci arrivare – era ormai buio – si raccolse tutta in preghiera nella chiesetta di Andrich… Ester è ora mamma di tre bambini e fa la guida ambientale… C’è Donata, allora una bambina che seduta sulla soglia della porta di casa ci guardava incantata. Ma ci sono anche gli amici di Messina, di Napoli, di Firenze, del Veneto, tutti attirati da p. Ettore.

Termino la serata leggendo un’esperienza di p. Ettore. È all’origine di una delle sue canzoni, con la quale si conclude l’evento. Racconta l’esperienza quando ormai è alla fine della vita:

Eravamo in Val d’Aosta vicino al piccolo San Bernardo e mentre facevo una delle mie passeggiate ho capito improvvisamente con estrema chiarezza una cosa fondamentale. Come un lampo nel buio che all’improvviso rende tutto chiaro e visibile, ho sentito profondamente quelle parole di Gesù: “che tutti siano una cosa sola come io in te e tu in me” Ho capito che il Paradiso esiste, che tutto ciò che desideriamo esiste e che è il regno dei cieli che conta: beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei Cieli. E il regno dei cieli non è di questo mondo, è inutile che continuiamo a cercare tra le nostre miserie di questa esperienza terrena di “quattro” giorni. Qui non c’è niente, è inutile cercare.

Guardiamo in alto, oltre le stelle perché tutto ciò che sogniamo non è qui, ma in Paradiso. In quel momento ho deciso che la mia vita l’avrei donata prima di tutto per andare io stesso in Paradiso, ma soprattutto per portare più gente possibile in paradiso che è l’unica cosa che conta. Ho vissuto una vita stupenda, sono un uomo felice e non cambierei nulla della mia vita. Purtroppo ho tante sorelle e fratelli che non lo sono, per loro ti prego Signore, ti dono la vita: prendila.

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