P. Michel Courvoisier è partito il 15 agosto, a 93 anni, accompagnato in cielo da Maria Assunta!
L’ultima volta l’avevo sentito un paio di mesi fa per
chiedergli se se la sentiva di rileggere tutto il numero di “Oblatio”, che
questa volta era interamente in francese. “Le gambe non mi reggono più – mi ha
risposto – ma la mente funziona ancora!”. È l’ultimo servizio reso agli studi
oblati. “Amo il lavoro in archivio, sulla storia oblata, su sant’Eugenio. Offro
ancora il mio servizio, come può farlo un anziano”, scriveva nel 2011, in occasione
dei suoi 60 anni di vita oblata, aggiungendo: “La mia strada ha avuto gioie,
sorprese, fallimenti… Cerco di dire sì al Signore che guiderà il mio cammino
come lui lo sa e per il tempo che crederà”.
Dieci anni più tardi, nel 2021, faceva il punto della sua
vita: “70 anni di oblazione... La mia memoria non mi tradisce più di tanto;
tanti ricordi riaffiorano in questi giorni, anche nel momento in cui mi avvicino
ai 90 anni. Alcuni dei compiti affidatimi sono stati portati a compimento, altri trascurati
o abbandonati. Comunità e persone sono state aiutate, altre non hanno ricevuto
l’aiuto che avevano il diritto di aspettarsi da me. Come posso mettere tutto
questo nelle mani del Padrone della vigna? … Il Signore ha posto attorno a me
dei fratelli che mi hanno aiutato, che sono stati per me testimoni di fede e di
fedeltà. Lo ringrazio per questo, li ringrazio per questo. … Cerco anche di
restare in cammino verso il futuro, ciò che resta da percorrere, sconosciuto,
dove la chiamata del Signore rimarrà presente, dove con il suo sostegno e
l'aiuto della comunità i passi sono possibili. Lavorare per procurarmi l'olio
per le lampade degli altri e per la mia...”.
Ci lascia una nutrita bibliografia sulla storia di sant’Eugenio
e delle comunità oblate delle origini.
Importanti anche i nove anni nei quali è stato Direttore
del Servizio informazione della Congregazione. La documentazione di quel
periodo andrebbe studiata per capire il suo modo di intendere la comunicazione.
Un solo esempio di quanto scrive in proposito al termine del suo mandato: “Ho
considerato e cercato di vivere il mio compito essenzialmente come un servizio
alla Congregazione in quanto comunità, per contribuire a far sì che quella
comunità che è la Congregazione (un'unica comunità apostolica: cfr. C 71) si
costruisca come comunità. Il mio lavoro aveva grossi limiti. Oserei sperare che
io abbia servito la Congregazione come comunità e soprattutto abbia promosso la
comunione (interesse fraterno verso gli altri Oblati, qualunque siano le
distanze e le differenze, valorizzazione dei gruppi e delle persone,
preoccupazione di non escludere nessuno…). Ho cercato di sottolineare l'aspetto
comunitario missionario. Ho cercato di dare eco a ciò che fanno gli Oblati, a
ciò che sperimentano, a ciò che costruiscono, ai loro progetti e anche ai loro
sogni, purché non siano troppo formali e generali. Le informazioni che ricevevo
spesso per me erano vangelo; facendo loro eco, penso di aver annunciato il
vangelo... Ho cercato di essere il più universale possibile, di prestare attenzione
all'internazionalità, di rispettare le differenze. Che ogni entità Oblata,
anche ogni Oblato, avesse il suo posto (e non solo quelli più visibili),
compresi i Fratelli, i giovani, gli ammalati...”
Grazie, p. Michel, per il tuo prezioso servizio. Che il
Signore ti ricompensi!
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