mercoledì 7 agosto 2024

P. Romualdo Lopardo: parroco missionario

“Parroco missionario”. Così si definisce p. Romualdo Lopardo in un libretto piacevole e scherzoso che intitola Percorso di vita missionaria, dove, in data 9 Novembre 2007, racconta in poche pagine la sua vita con una ricca fotocronaca.

«Nel settembre 1960, a 26 armi, - così inizia – fui inviato dai Superiori a Pescara al Santuario Cuore Immacolato di Maria, dopo una breve sosta a Prato e Firenze… Avevo sognato le savane africane e i ghiacci polari. Invece iniziai l’avventura... missionaria nella Città Dannunziana con il ministero parrocchiale, vicino al Porto a gomito a gomito con i pescatori… Ragazzi e giovani furono i miei istruttori e i mie formatori. Mi aiutarono a tradurre in esperienza di vita cristiana, i principi di filosofia e le verità dogmatiche, studiate per sette anni in latino… La visita agli ammalati mi fece scoprire la vita delle famiglie, i sacrifici, il lavoro, il dolore…

Nel Settembre 1967, con 48 ore di preavviso, lasciai Pescara di buon mattino, consolato dal pianto dei giovani, che a piedi mi accompagnarono alla stazione. Raggiunsi Roma: cinque mesi di Segretario all’Amministrazione provinciale… Nel Febbraio 1968, fui dirottato a Maratea (PZ), nominato a 33 anni Arciprete Parroco di S. Maria Maggiore. Mi presentai in elegante clergyman, per benevola concessione di Paolo VI. Feci il giro del paese. E la gente dalle finestre tra­smetteva a voce la novità: è arrivato l’Arciprete con i cauzùne (in pantaloni). Dopo appena 15 mesi arrivò il foglio di via, forse per il baccano provocato dalla prima messa beat, animata dai giovani, che con la fierezza di Davide, cantavano i Salmi di Giombini… strim­pellando chitarre e tamburi… Nel Settembre 1969, con un Espresso fui rispedito a Roma… Un Telegramma mi dirottò per due mesi a Patti (Messina), dandomi l’opportunità di transitare indenne per Scilla e Cariddi».

D nuovo Roma. «Raggiunta la Capitale, fu giocoforza aggiornarsi. Frequentare corsi specializzati, incontri di un certo livello, dibattiti impegnativi e acculturati… Pastorale del Turismo ad Ostia: Campeggi, Spiagge, Parrocchie. Pastorale della Famiglia a tempo pieno nei pressi di Montecitorio, al Centro Internazionale di Preparazione al Matrimonio (CIPM), al Consultorio La Famiglia (socio fondatore); nella nascente Commissione Diocesana della Famiglia al Vicariato (segretario)… È stata una esperienza ricchissima…

A fine Agosto 1974 mi istradarono sulla Tiburtina Valeria e raggiunsi Pescara, per la seconda edizione al Santuario Cuore Immacolato, come Superiore e Parroco fino al 1984… Questa esperienza decennale è stata raccontata nel volume: Il Santuario e la secolarizzazione, Pescara 1996, 116 p., con foto a colori. Stampa al computer in 80 esemplari.

Il 13 Ottobre 1984 approdai nel Golfo di Napoli, come Superiore e Parroco al Pallonetto S. Lucia nella Parrocchia Immacolata a Pizzofalcone… Subito mi resi conto che dovevo aggiornarmi una terza volta. Imparare dalla gente a convivere ogni giorno con fragilità e precarietà. Dopo 32 anni di voti, 25 di sacerdozio, mi trovai di botto con il sedere per terra. È stata la conversione (in senso etimologico) più dura ed entusiasmanteNel sessennio partenopeo, sentii forte la presenza della comunità che avevo lasciata. Mi sostenne con la preghiera, le lacrime, la compassione. E questo amore fu percepito dai fedeli. Continuai a rifugiarmi nei Cuore di Gesù e di Maria, come S. Eugenio, come facevo al Santuario. Anche se qualche volta, nei primi mesi, ammirando le crepe, i tubolari, gli arredi sacri sotto i calcinacci, le tovaglie per la Messa, candide e sfolgoranti! (Lc 9,29), appoggiato all’altare, fissando il Tabernacolo, mi chiedevo: “Gesù ci sei?”Uomo di poca fede, perché dubiti?”, fu la risposta. E mi rimboccai le maniche

Dopo Napoli, a Maratea (PZ) per la seconda volta (1990-1993); poi ad Atessa (CH), per la prima volta Missionario itinerante, poi a Ripalimosani (CB), Parroco per la 5° volta a S. Stefano di Campobasso (1997-2003). Finalmente a Tivoli (2003-2004), con un nuovo ministero: incaricato delle Biblioteche OMI. Dal 1 Ottobre 2004, a Vermicino Frascati (Roma), per riordinare la Biblioteca provinciale. Hobby coltivato da sempre. Per un contatto con la cultura. Come ammortizzatore per attutire vibrazioni e urti, provocati dagli spostamenti. Come passatempo. Per giocare al lotto con i numeri della Classificazione Decimale, da assegnare ad ogni libro o documento.

Mi ero illuso che la transumanza fosse terminata. E invece... Il 4 dicembre 2006 fui dirottato sulla via Appia per raggiungere S. Maria a Vico (CE), con la motivazione di dare una mano al Superiore e Parroco… E invece a 73 anni feci l’esperienza della malattia… In quei due mesi di malattia, pensai a un richiamo del Signore per preparami alla chiamata finale. Fu un periodo di grande pace interiore. Crebbe l’abbandono alla volontà di Dio, alla divina misericordia; la preghiera continua, l’umiltà, il distacco, la dipendenza dagli altri. Avvertii una particolare presenza e protezione speciale del Signore, della Madonna, che mi ha liberato da grandi pericoli, specialmente con le obbedienze; dei Santi e degli Angeli; di S. Eugenio.

Ancora una volta, Signore grazie per la continua chiamata alla Vita religiosa e Sacerdotale… Grazie per la competenza e cordialità degli opera­tori sanitari. Per la serenità degli altri malati e dei familiari; dei confratelli anziani e malati, che mi furono vicino con la preghiera e l’affetto…

Padre Lardo, Werenfried Van Straaten, cistercense, fondatore degli “Aiuti alla Chiesa del silenziò”, morto novantenne, lasciò scritto: “A distanza di tanti anni non posso vantarmi delle mie virtù, ma unicamente della misericor­dia di Dio”».

Chi fosse davvero p. Romualdo mi pare di scoprirlo soprattutto da due stralci dei suoi scritti.

Quando nel 1993 deve lasciare con dolore la parrocchia di S. Maria Maggiore a Maratea, scrive ai fedeli: «Nella Chiesa, il parroco è un momento, voi siete il domani. Il parroco è cronaca, voi siete la storia. Il parroco è una virgola del piano di Dio, voi siete il discorso, Cristo il Punto». Segue un periodo di riposo, un “tempo di grazie”, come lo definisce, nel quale «mi fanno compagnia il Messale, la Liturgia delle ore, la Preghiera oblata, la recita del Rosario, che ogni giorno mi aiutano a vivere la “Comunione dei Santi”, con la Chiesa (da 58 anni battezzato e da 33 sacerdote), con la Congregazione (che mi accolse quattordicenne nel 1948; da 40 anno professo), con la Madonna, umile serva del Signore. Quando, all’esame particolare, prego per la Chiesa, per la “nostra” Congregazione, per il Superiore generale, per i Missionari del vangelo… ringrazio il Signore per il dono della vocazione; rinnovo, da peccatore, i miei impegni di Figlio della Chiesa, del beato Eugenio, di Maria Immacolata».

Il 5 agosto 2022, in occasione del 50° di professione religiosa, scriveva: «Esperimento ogni giorno la distanza che passa tra l’ideale della prima professione e la realtà di ogni giorno, fragile e precaria. Rendo grazie al Signore per questa “pochezza” che mi rende umile e povero per accogliere la misericordia di Dio, confidare nella preghiera e comprensione dei confratelli con i quali condivido, come discepolo di Cristo, “gioie e speranze, tristezze e angosce” (GS 1)».

Due anni dopo questa attestazione di fiducia nella misericordia di Dio, p. Romualdo ci ha lasciato.

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