Le brume coprono ancora le rocce del Massiccio della Certosa, nel sud della Francia. La campana chiama a raccolta per la preghiera del mattino. Il villaggio silenzioso, appena svegliato, ha un fremito e si anima di monache svolazzanti come angeli nei loro abbondanti abiti bianchi.
Il monastero della
Famiglia monastica di Betlemme è proprio un piccolo villaggio con la chiesa, una
ventina di eremitaggi, i sentieri, i servizi comuni, la tipografia, i
laboratori, la casa con le celle… Ogni angolo è arredato con gusto, sobrietà. Un
muro lo separa dalla strada, che termina qui per continuare come sentiero che
sale sulla montagna. Il muro che custodisce il monastero si erge soltanto lungo
la strada, per il resto la clausura è assicurata dal bosco. 40 le monache che
pregano, lavorano, accolgono e accompagnano persone in ricerca di solitudine,
di identità, d’unione con Dio... La loro liturgia ha un sapore orientale.
Come l’anno scorso
sono di nuovo qui per accompagnarle nello studio delle fonti in due giorni di
seminario. Presenti anche alcuni dei monaci del vicino monastero maschile. Durante
l’anno siamo rimasti in contatto per portare avanti il lavoro.
Tutto è iniziato
perché un paio di loro hanno seguito i miei corsi a Roma e hanno finito col
trascinarmi qui dopo una pubblicità spietata presso questa e altre comunità. I
frutti del lavoro di questi anni cominciano a farsi vedere: più curati nelle
introduzioni, nelle annotazioni, nella collocazione storica…
Così sono obbligato a
leggere i loro lavori, gli scritti della fondatrice… Ho studiato in particolare
i testi riguardanti l’esperienza fondante, risalente al 1949-1950, che contiene
in nuce i principali aspetti che daranno vita alla Famiglia carismatica. Ancora
una volta è il Vangelo che si fa vita.
Quante realtà belle e
nascoste ci sono nella Chiesa. Le monache di questa famiglia sono 500, ormai
sparse in varie parti del mondo, e monaci 30 soltanto, ma sono di nascita più
recente. Dio è sempre al lavoro…
Ho appena parlato con
la suora che mi porta il cibo nella mia casetta: luminosa, piena di gioia,
contenta della sua vita, in una preghiera diffusa che l’accompagna mentre fa da
mangiare, mentre apre la porta agli ospiti, mentre cammina lungo i sentieri del
villaggio…
Un’oasi di pace,
questa? Sì, ma con le porte e il cuore aperti verso un’umanità sempre meno
umana: vivono e pregano per tutti, in una lode e intercessione perenni.
Nessun commento:
Posta un commento