Il 4 settembre 2010 scrivevo sul blog: «Ho iniziato a prendere visione degli archivi della casa generalizia. Più di 200 anni di documenti che raccontano la storia degli Oblati. Carte e carte e carte e altro tipo di documentazione che nascondono una vita. Il mio nuovo “ufficio” è infatti quello di Direttore delle ricerche e degli studi oblati. Un'intera generazione di Oblati ha contribuito intensamente a creare un ricco patrimonio di conoscenze del nostro Fondatore e degli Oblati su temi legati alla vita della Congregazione, alla sua storia, al suo carisma e alla spiritualità, alla missione.
Nel prossimo futuro in gran parte dell'Europa e del Nord America ci saranno sempre meno persone che si dedicheranno a queste ricerche. Ci sarà bisogno di una nuova generazione di studiosi e di ricercatori, soprattutto in Asia, Africa e Sud America, per creare nuove e rinnovate espressioni della missione oblata in una Chiesa postconciliare, in dialogo con le nostre origini, il nostro carisma e il nostro Fondatore. Per questo la necessità di un servizio che coordini le diverse iniziative di studio e di ricerca già esistenti e promuova la collaborazione e l'interscambio nel mondo globalizzato degli Oblati. Ci sono poi tanti istituti secolari e religiosi, come pure tanti laici, che hanno le loro radici nel carisma oblato; anche quelli occorrerà coinvolgere in un progetto comune. Senza questo costante contatto con le fonti e senza una continua ricerca di come alimentarsene nel presente, si corre il rischio di perdere la propria identità e quindi l’incidenza carismatica nella vita della Chiesa».
Sono passati 14 anni da allora. Questa mattina, davanti al Consiglio generale, ho fatto il rapporto del mio lavoro e del mio ufficio. La rivista Oblatio è già al suo 36° numero, sono stati pubblicati 12 volumi di “Oblatio Studia”, un buon numero con gli scritti dei primi Oblati... E siamo solo agli inizi! Il carisma è vita, è missione, non è imprigionato dalle carte. Ma le carte aiutano a comprenderlo, a farlo amare, raccontano una storia. E dobbiamo continuare ad andare avanti. Giovanni Paolo II ci direbbe ancora una volta: «Non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare, ma una grande storia da costruire! Guardate al futuro...». Vorrei che il mio ufficio contribuisse a tenere vita questa speranza.
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