L’arrivo dei Magi. Così aristocratici e
così familiari, continuano a esercitare uno straordinario fascino. Chi erano,
quanti erano, da dove venivano, quale religione professavano? cosa li aveva
mossi verso la Giudea? Quante ipotesi, quante leggende, quanti studi…
Si sono mossi dall’Oriente perché hanno
visto una stella, affermano davanti alla corte di Erode (2, 1-2), ma Giovanni
Crisostomo preferisce pensare che non si misero in cammino perché avevano visto
la stella, ma che videro la stella perché si erano messi in cammino! Una
versione che piace a Papa Francesco che commenta: «Avevano il cuore aperto all’orizzonte
e poterono vedere quello che il cielo mostrava, perché c’era in loro un
desiderio che li spingeva: erano aperti a una novità».
E la stella? Era una cometa? Ma al
tempo della nascita di Gesù non sono apparse comete, così almeno dicono gli
astronomi. E poi il Vangelo dice che «si fermò sopra il luogo dove si trovava
il bambino» (2, 9), molto strano.
Sembra che i magi-astrologi abbiano
visto l’apparire di una stella (una super nova, una congiunzione astrale?)
nella zona del cielo che, secondo le credenze e le mappature celesti del tempo,
corrispondeva al popolo d’Israele. Era dunque il segno che in quel popolo era
nato un grande personaggio, un re?
I Magi sono comunque persone in
ricerca, scrutano i segni nel cielo (i segni dei tempi diremmo oggi), pronti a
tutto per giungere alla verità, alla pienezza della luce, pronti anche a
intraprendere lunghi viaggi. Sono aperti alle indicazioni che vengono loro
offerte, anche quando provengono da un uomo malvagio come Erode. Sono sinceri.
Non si lasciano fermare neppure quando la piccola luce che li guida si eclissa.
Sono la personificazione di tanti uomini e donne di “buona volontà”, di ieri e
di oggi, che cercano la verità: cercano Gesù, forse senza saperlo.
Alla fine i Magi vengono appagati: dopo
incertezze e momenti di buio, rividero la stella e «provarono una grandissima
gioia» (2, 10). Trovarono quello che cercavano, certamente molto di più di
quello che si sarebbero immaginati, se finirono per adorare il bambino.
È un racconto vero e insieme una
parabola che ci insegna a cercare sempre, anche quando le certezze che ci
guidano – la stella – si eclissano, a non esitare a chiedere aiuto quando siamo
in difficoltà, a non desistere anche quando si è circondati da persone cattive
come Erode.
Potremo infine notare che la ricerca,
il cammino, li hanno fatti insieme. Insieme hanno scrutato i cieli, insieme
hanno deciso di partire, insieme hanno affrontato le delusioni, il buio… Si
sono consultati a vicenda, aiutati, sostenuti. Forse è qui il segreto della
riuscita: la solidarietà, la comunione, l’unità. Insieme la meta si fa più
vicina.
Ci danno la speranza che la stella
brillerà, che troveremo finalmente la meta, e sarà “grandissima gioia”.
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