lunedì 29 gennaio 2024

Lo sguardo di Gesù

 

Le foto che ho pubblicato ieri su Alassio erano mie. Adesso me ne sono arrivate altre, così ha l’occasione per copiare altre due righe su quello che ho detto ieri riguardo allo sguardo, in particolare lo sguardo di Gesù. Ho accennato ad alcuni dei suoi sguardi.

«Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea… Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello…» (Mc 1, 16-20). Il suo non è uno sguardo da turista o da curioso. È uno sguardo che penetra nel cuore, vi coglie il disegno di Dio e lo fa emergere, lo attualizza: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini…».

Quando a Cafarnao passò davanti al banco dell’esattore delle tasse «vide un pubblicano di nome Levi…» (Lc 5, 27). Il verbo greco indica un guardare con attenzione. Lo sguardo di Gesù non è mai superficiale. Vede in profondità nel cuore di Levi. Non si ferma all’esterno, alla sua attività peccaminosa – riscuote le tasse per conto dei romani. Non lo giudica dall’apparenza, ma scorge in lui la possibilità di una vita nuova. Lo chiama e lo fa nuovo.

Lo stesso quando passò da Gerico: «alzò lo sguardo» e vide Zaccheo (Lc 19, 5). Anche in questo caso va oltre l’apparenza, guarda “in alto” (alza lo sguardo, guarda in alto!), lo vede nel disegno di Dio. Ancora una volta il suo sguardo converte.

Andiamo ora a Gerusalemme. Gesù attraversò il cortile del sommo sacerdote e «fissò lo sguardo su Pietro» che l’aveva appena rinnegato tre volte (Lc 22, 61). Non è un rimprovero, non è una condanna. A differenza dell’incontro con Levi e Zaccheo questa volta Gesù non dice una parola, guarda soltanto. Ma quello sguardo guarisce Pietro. È uno sguardo amorevole, comprensivo, di misericordia. Pietro, vedendo su di sé quello sguardo, si ricordò della prima volta che Gesù lo aveva guardato sulla riva del lago, e pianse. Fu liberato da quello sguardo.

Cosa aveva di così speciale lo sguardo di Gesù da cambiare le persone? Il segreto ce lo dice il Vangelo di Marco, quando racconta l’incontro con un uomo ricco che gli chiede cosa fare per avere la vita eterna. Gesù «fissò lo sguardo su di lui e l’amò» (10, 20). Il suo è uno sguardo d’amore, attraverso lo sguardo passa tutto l’amore di Dio.

In quello sguardo prolungato e intenso – “fissatolo” – sentiamo tutta una premura e un’attenzione particolare, prolungata, personale. Attraverso quello sguardo passa tutto l’amore di un Dio. La scelta che egli ha fatto di me da tutta l’eternità, accade in un tempo e in uno spazio determinati, si storicizza qui e ora, e trova la sua attuazione in quell’incrociarsi del mio sguardo con quello di Gesù.

È lo sguardo di uno che mi conosce da sempre. Guardandomi mi “ri-conosce”! Sa già chi sono. Sa già il mio nome, prima ancora che io glielo dica. Da sempre mi ha portato in cuore. Ogni persona, uomo o donna, è chiamata a questo incontro con l’Amore: siamo fatti per amare, per incontrarci con la sorgente stessa dell’Amore. Siamo fatti per vivere in rapporto di comunione con lui. La realtà più bella e profonda della nostra umanità è la capacità di stare davanti a Dio a tu per tu: è nostro Padre e noi siamo figli e figlie suoi.

Perché ogni tanto non ci fermiamo a fare memoria di quando e di come Gesù è passato nella nostra vita? Abbiamo mai sentito il suo sguardo posarsi su di noi? Non è un evento che rimane fissato nel passato, è una realtà viva, dinamica. Gesù continua a chiamarci ogni giorno. Ci lasciamo guardare negli occhi? Ci lasciamo amare?

Soltanto allora impareremo a guardare con il suo stesso sguardo d’amore e sapremo rigenerare la vita attorno a noi.

1 commento:

  1. Ho riletto più volte queste sue"riflessioni"vi sono grato! Se ritenete,pubblicatelo su Città Nuova. Domenico Familiari .

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