Non è mai una
ricerca disinteressata quella che muove uomini e donne del Vangelo ad andare
incontro a Gesù. Sono sempre mossi da una necessità, da un dolore. Egli è l’ultima
(e la prima!) speranza certa. Lo seguono, lo implorano. Inutilmente gli altri
cercano di farli tacere perché il Maestro non sia importunato, oppure, come nel
racconto di oggi della donna siro-fenicia, lo supplicano di esaudire la richiesta
perché la petulanza del misero a lungo stanca.
Non cercano Gesù,
ma la salute, la guarigione, la salvezza di un figlio. Eppure vanno da Gesù perché
sanno, almeno per sentito dire, che è il Signore, il Figlio di David. Intuiscono
la sua grandezza e la sua potenza anche se la loro conoscenza è ancora vaga e incerta.
Questa donna poi non è neppure del suo popolo, è una straniera, una pagana.
Come può sapere chi egli è veramente? Gesù stesso la allontana perché la sua
prima missione è verso Israele. Ma lei non si scoraggia, insiste nella sua
ricerca, nella sua richiesta: “aiutami”. Fino a quando smette di seguirlo, non
accontentandosi più di gridare da lontano: coraggiosamente non soltanto si fa
vicina, ma si pone davanti a lui e lo obbliga a fermarsi per parlare con lei.
Lei, la straniera, la pagana,
compie il gesto più alto: lo adora (questo il senso profondo del verbo “prostrarsi”, lo stesso usato, la prima volta, per altri stranieri, i
magi d’Oriente, anch’essi stranieri e pagani). Una ricerca, quella della
donna, che approda all’adorazione, che si trasforma nel gesto più gratuito e
disinteressato. Cercava qualcosa per sé, ma poi giunge all’oblio di sé e
approda al riconoscimento di Gesù. Rimane la fede, lo sguardo puro e semplice
che riconosce il mistero da cui si lascia avvolgere e penetrare, quasi a dire: “Tu
solo sei, tu solo vali. Te solo voglio, te solo amo, te solo conosco come il
tutto della mia vita, l’unico che mi può dare il perdono, la salvezza, la vita”.
È la fede che salva.
Con questo suo incontro la donna ha
aperto la porta a tutti, giudei e pagani, vicini e lontani. D’ora in poi ognuno
può sedere alla mensa eucaristica e nutrirsi dell’unico pane.
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