Il nostro incontro con i vescovi è terminato vedendo esauditi due miei desideri: celebrare insieme la messa nel santuario di Nostra Signora di Sameiro e l’oceano.
Oggi, festa dell’Assunta, abbiamo dunque celebrato nella basilica, mentre nella cripta giungevano numerosi i pellegrini, tanti con i costumi tradizionali.
Nel pomeriggio siamo scesi a Apulia e Esposente, passando per uno dei soliti piccoli meravigliosi santuari su una collina. Il sindaco, che aveva messo a disposizione due pullman, ci ha accolti con un grande buffet… ho così visto l’oceano e camminato sulla riva e così posso dare atto al Papa delle “spiagge dorate affacciate sulla sconfinata bellezza dell’oceano che costeggia il Portogallo”.
La mattina ultima meditazione. Accenno soltanto ai diversi punti che ho toccato:
Il giorno di Pentecoste, lo Spirito, dopo aver fatto irruzione nel cenacolo infiammando gli apostoli con lingue di fuoco, li spinge fuori, in mezzo alla folla. Pietro con gli Undici si alza in piedi e a voce alta proclama: «Fate attenzione alle mie parole» (Atti 2, 14). Narra di Gesù di Nazaret, dei miracoli, prodigi e segni operati tra il popolo, della sua crocifissione e morte, della sua risurrezione. Dopo averlo ascoltato, «coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone» (2, 41). La Chiesa nasce dalla proclamazione della Parola; è davvero Ek-klesia, assemblea di popolo convocata tramite l’annuncio della Parola, come dice il termine greco.
Il parlare presuppone il vivere. E questo ci porta verso il “mandato missionario” come è espresso nel Vangelo di Giovanni, individuato nelle parole dell’ultima cena: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (13, 35) e in quelle della grande preghiera al Padre: «Siano in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. (...) Siano perfetti nell’unità, affinché il mondo riconosca che tu mi hai mandato» (17, 21.23). Qui l’accento è posto sulla testimonianza. Non un credo astratto, ma il frutto di un rapporto personale con Gesù. L’annuncio cristiano dovrebbe essere così, sempre frutto di esperienza. Non si può evangelizzare, se prima non si sperimenta il Vangelo, se non ci si lascia evangelizzare.
Testimoniare, annunciare, entrare in rapporto con tutti e con ognuno. Per arrivare dove? Qual è l’obiettivo dell’evangelizzazione? Lo stesso che aveva Gesù quando il Padre lo ha mandato nel mondo. È venuto nel mondo perché Dio ama il mondo e perché il mondo abbia la vita (cf. Gv 3, 16-18). Gesù trasmette alla Chiesa la sua stessa missione, con lo stesso obiettivo: fare di tutti una sola famiglia, creare la fraternità umana, portare all’unità.
Naturalmente non ho potuto terminare senza lo sguardo su Maria modello di discepola e di apostola che come nessuno ha dato Gesù al mondo.
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