Il primo grande annuncio fu quello di Maria Maddalena. La
mattina di Pasqua corse dai discepoli gridando: «Ho visto il Signore!» (Gv
20, 18). L’aveva incontrato nel giardino, risorto. Lui l’aveva chiamata per
nome, lei gli aveva risposto e lo aveva abbracciato… Non poteva tenere per sé
questa straordinaria notizia, doveva condividere ciò che era accaduto, la sua
grande esperienza. È l’“apostola degli apostoli”, come la chiama san Tommaso
d’Aquino.
Anche gli apostoli, la sera di Pasqua, videro Gesù entrare
nel cenacolo: si fermò in mezzo a loro e mostrò le mani e il fianco con i segni
indelebili del suo infinito amore. Anche loro non potettero tenere per sé
quanto avevano visto e lo raccontarono subito a Tommaso, in quel momento
assente: «Abbiamo visto il Signore» (Gv 20, 25). Più tardi, davanti al
tribunale del Sinedrio, ripeteranno di nuovo: «Non possiamo tacere quello che
abbiamo visto e ascoltato» (Atti 4, 20).
Giovanni farà lo stesso: «Quello che era da principio,
quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi,
quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita
(…), noi lo annunciamo anche a voi» (1 Gv 1, 1.3). Lo stesso farà Paolo:
«vi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto» (cf. 1 Cor 15, 3).
Di bocca in bocca, di generazione in generazione, l’annuncio
del Vangelo, la “buona notizia”, si diffonde rapidamente, da Gerusalemme ad
Antiochia, a Roma, in Spagna, in Gallia, in India, travalica gli oceani e i
secoli, e giunge fino a noi oggi. Gesù l’aveva predetto: «Questo vangelo del
Regno sarà annunciato in tutto il mondo» (Mt 24, 14), e poco dopo Paolo
poteva costatarlo: «Avete già udito l’annuncio dalla parola di verità del
Vangelo che è giunto a voi» (Col 1, 5).
L’esperienza di Maria Maddalena, degli apostoli, di Paolo continua, ininterrottamente. Il “deposito” della fede, l’eredità lasciata da Gesù, è passata di mano in mano. Oggi l’abbiamo nelle nostre mani e dovremmo trasmetterla a nostra volta alle nuove generazioni.
Così questa mattina ho iniziato la meditazione indirizzata
ai vescovi. Io parlo, parlo, ma loro raccontano fatti, esperienze di vita
straordinarie, e vanno avanti per tutto il giorno!
Intanto mi godo la gente che sempre più numerosa si riversa
nel santuario della Madonna di Sameiro e in quello vicino del Buon Gesù. È un
incanto, tra turismo e devozione. L’importante che vengano qui. La mattina li
vedo arrivare e la sera partire… Le infrastrutture sono curate nei minimi
particolare, dalla viabilità ai parcheggi, agli alberghi, i punti di ristoro, i giardini, i
giochi per i bambini… e la pulizia, meticolosa… Il bello va protetto e curato.
I boschi attorno sono densissimi e ricchi di vegetazione, acacie
e eucalipti, abeti e querce da sughero… la brezza costante. Anche nelle ore più
calde il clima è piacevole.
Mi tornano alla mente le prime parole che Papa Francesco ha
pronunciato venendo in Portogallo: “Mi sono immerso nella bellezza del vostro
Paese, terra di passaggio tra il passato e il futuro, luogo di antiche
tradizioni e di grandi cambiamenti, impreziosito da valli rigogliose e da
spiagge dorate affacciate sulla sconfinata bellezza dell’oceano, che costeggia
il Portogallo” (ma le spiagge non le ho viste…).
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