Questa mattina ho cantato le
lodi nel chiostrino dell’antico convento dei Cappuccini a Genzano. Ho avuto l’impressione
di ridare senso a quelle mura e a quelle colonne, riportandole alla loro
originaria vocazione. Anche se ormai da quasi due anni le giovani suore
agostiniane venute dalla Spagna fanno risuonare dei loro canti il luogo santo,
attirando giovani e meno giovani…
Ho passato tre giorni in
questo luogo incantevole, sul crinale del lago di Nemi, tra lecci secolari,
assieme alla Scuola Abbà con la quale, finalmente, riprendiamo gli incontri
residenziali. Vale più un’ora a tu per tu che giornate davanti allo schermo e
vale anche condividere la preghiera, i momenti di distensione, oltre che di
studio e di condivisione intellettuale… Un’autentica convivenza. Compreso i
pasti sotto l’antico leccio con una chioma di 25 metri di diametro e 350 anni d’età!
La Scuola Abbà, un’esperienza
di cui faccio parte da quasi 30 anni, e che continua a far rivivere l’incanto
del Paradiso.
Klaus Hemmerle definiva l’esperienza
di questa originalissima “Scuola” intellectus unitatis, una realtà in
cui il soggetto non è più l’io chiuso nella sua individualità e nel suo orgoglio
intellettuale, ma che si apre al tu e al noi che nasce dalla reciprocità
dell’amore. È l’esperienza di fare il vuoto dentro di sé per accogliere l’altro,
per farsi uno con l’altro fino ad una autentica unità: si tratta di gettarsi
senza riserve in un’esperienza di amore reciproco che si apra alla Sapienza,
frutto della presenza del Risorto. Si tratta di mantenere la mente senza
pensieri e l’anima aperta a ciò che si manifesta in modo sempre nuovo. Definiva
questa esperienza come un “pensare alla rovescia”, cioè pensare a partire non
da sé stessi ma partire da ciò che si è fatti dalla grazia di Dio in questa
esperienza di amore reciproco, che diventa il luogo del pensiero, la luce che
potenzia l’intelligenza personale e la spinge verso nuove frontiere.
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